Cesare Piraino, il legale dei genitori di Camilla Romagnoli, la 16enne uccisa e investita a Roma insieme all’amica Gaia von Freymann da un Suv guidato dal 20enne Pietro Genovese, ha affermato che il semaforo di Corso Francia, luogo dell’incidente, non prevede il giallo per chi attraversa e le ragazze avrebbero cominciato l’attraversamento con il verde per i pedoni.
L’avvocato ha, quindi, chiesto, tramite un atto depositato in Procura, ai magistrati di approfondire questa circostanza, definita «determinante sul profilo probatorio».
Nel dettaglio il legale ha scritto che «il semaforo per l’attraversamento pedonale ha una peculiarità obiettiva: non prevede il caratteristico ‘giallo per i pedoni’ ma che al ‘verde per i pedoni’, che dura 26 secondi e mezzo circa, segua soltanto un ‘verde lampeggiante’ che dura appena tre secondi e 40, a cui segue repentinamente e immediatamente il ‘rosso’, sempre per i pedoni e contestualmente dopo un secondo circa, sopraggiunge il verde, cioè il via libera, per le automobili della carreggiata».
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Perché si tratta di un elemento importante?
«La circostanza appare determinante sul profilo probatorio – ha affermato Piraino – perché se è vero che il giovane Pietro Genovese sia sopraggiunto su quelle strisce pedonali col verde e la macchina a fianco, nel frattempo, si sia fermata per far passare le ragazze, è certo che le stesse abbiano iniziato l’attraversamento pedonale con il verde e che si siano imbattute, subito dopo, nel ‘verde lampeggiante’ e quindi, dopo appena tre secondi e mezzo, nel ‘rosso’ senza poter fare, loro sì, null’altro che subire la morte».
Intanto, l’ex ministro Giulia Bongiorno ha assunto le difese della famiglia di Gaia von Freymann e, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha affermato: «Questa tragedia si sta trasformando, giorno per giorno, in una fiction. I tempi della giustizia non sono veloci come quelli delle notizie, che magari poi vengono smentite. Allora resistete alla tentazione di trattare queste ragazze come i personaggi di una fiction».
Per l’avvocato siciliano «si va alla ricerca spasmodica di novità, di dettagli a effetto. Proliferano testimoni mediatici che raccontano fatti spesso in contrasto tra loro. E ogni elemento, nonostante le contraddizioni, viene amplificato come fosse la verità. ‘Qui si va alla ricerca dell’anomalia. La tragica fine delle ragazze è talmente dolorosa da indurre a cercare un comportamento anomalo quasi per concludere che ai nostri figli non capiterà perché non sono così imprudenti e allora ogni giorno se ne inventa una».
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