La vita di Amy May Shead è cambiata il 14 aprile del 2014. Lontano da casa, lontano dalla sua falmiglia.
Amy è una giovanissima una produttrice tv. A soli 29 anni lavora già per importanti trasmissioni televisive. Quel maledetto week-end aveva deciso di andare a Budapest con alcuni amici. Per divertirsi, per staccare la spina dalla routine lavorativa.
Amy è allergica alle noci. Va in giro con le sue medicine salva-vita e con un documento medico che attesta quanto sia pericoloso per lei mangiare quei frutti.
Ma il suo rigore in merito non è bastato quel 14 aprile del 2014. In un ristorante ad Amy hanno portato un piatto in cui c’erano noci, forse capitate per sbaglio perché la producer americana si era informata più volte con i responsabili del locale.
E’ accaduto tutto in un attimo. Shock anafilattico, corsa in ospedale e drammatico responso dei medici: Amy non sopravviverà, colpa di un arresto cardiaco prolungato e del mancato flusso di ossigeno al cervello per troppo tempo che le hanno causato gravi danni cerebrali.
Amy oggi è viva. E’ in carrozzella, non può più parlare, ma non si è arresa. Con i genitori, infatti, sta mettendo in atto una serie di azioni per sensibilizzare sul tema, spesso trascurato, delle allergie alimentari.


A suo nome, inoltre, è nata una Fondazione, la Amy May Trust per raccogliere donazioni che possano permetterle di continuare le costosissime cure a cui deve sottoporsi. Infatti, oltre al danno Amy e la sua famiglia hanno subito la beffa di una assicurazione medica che non copriva la sua allergia (perché dichiarata “malattia a vita”) e di un ristorante che non l’ha mai risarcita perché sprovvista di assicurazione sulla responsabilità pubblica.