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Andrea Farioli muore a 38 anni: l’epidemiologo studiava il Coronavirus

Aveva 38 anni e ha dedicato le ultime settimane dalla sua vita a cercare una cura per il Covid-19.

di Marta Ruggiero 21/04/2020, 17:23

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Andrea Farioli
Andrea Farioli

Andrea Farioli è stato trovato privo di vita nella sua casa giovedì scorso, il 16 aprile. Studiava senza sosta e con grande abnegazione il Coronavirus, e probabilmente la stanchezza ha fatto sì che il suo organismo fosse più vulnerabile.

Epidemiologo di origini umbre, non aveva nemmeno 40 anni. Nato ad Assisi, si è poi trasferito a Reggio Emilia da adolescente, e ha frequentato l’università a Bologna. Mercoledì scorso aveva avuto l’ultima telefonata con il padre.

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Una vita dedicata alla ricerca, senza mai sottrarsi

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«L’ho sentito e mi ha detto che era più o meno tutto normale. Era molto stressato, perché in questo periodo lavorava in reparto dodici ore al giorno. Era impegnato sia come epidemiologo, sia come medico del lavoro»: ha raccontato.

«Molto stanco, ha detto che non mi avrebbe richiamato e che ci saremmo sentiti il giorno dopo, perché sarebbe andato a dormire subito dopo aver mangiato qualcosa»: conclude. L’indomani mattina è stata la sorella a chiamare la polizia, dopo che – all’ennesimo tentativo – non ha risposto al cellulare. Lo hanno trovato senza vita sul letto di casa sua.

Anche l’Ordine dei Medici di Bologna ha fatto notare quanto si impegnasse nella lotta al Coronavirus. Andrea Farioli «aveva associato lo studio dell’epidemiologia della pandemia Covid-19 ad un’attiva e instancabile presenza nell’ambito delle nostre attività di controllo e valutazione degli operatori del Policlinico»: ricorda.

E poi: «Negli ultimi giorni era stanco e l’avevamo più volte sollecitato a ridurre il tempo della sua presenza in servizio, cosa che lui aveva accettato solo parzialmente, perché riteneva essere suo dovere stare con noi ed essere di guida ai medici più giovani della nostra scuola».

«La morte di Andrea presenta un legame stretto con la pandemia da coronavirus, non so se direttamente con il virus o con la sua partecipazione alla lotta alla pandemia. Sono, quindi, convinto che debba essere ricordato tra i medici caduti in questa battaglia»: ha concluso l’ordine.

L’ennesima vittima di un nemico invisibile, che non si è tirata indietro quando si è trattato di dare il proprio contributo in prima linea. Un esempio di dedizione al lavoro; aveva ben chiaro il giuramento di Ippocrate prestato il giorno della sua laurea, e lo onorava ogni giorno. Fino alla morte.

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