Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerca farmacologiche Mario Negri, intervenendo ad Agorà, su Raitre, ha affermato: «In generale AstraZeneca funziona benissimo per tutte le categorie di persone e protegge nella malattia grave al 100%, anche sopra i 60 anni, ma esiste un problema piccolo nelle dimensioni ma reale: questo vaccino nelle persone che hanno tra i 20 e i 50 anni, per il 90% donne, può indurre una forma rarissima di trombosi del seno venoso cerebrale».
«Si tratta di una malattia nuova, che non si conosceva prima – ha spiegato Remuzzi – pur somigliando a certe malattie rare. Adesso che si conosce è possibile una diagnosi precoce, in laboratorio, ed è possibile curarla ma non in tutti gli ospedali: ecco perché quella fascia d’età, se ci fossero vaccini a disposizione, secondo me dovrebbe essere protetta da AstraZeneca».
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In pratica, «il rapporto rischi – benefici è straordinariamente positivo, si tratta di casi rarissimi, poche decine contro decine di milioni di vaccinazioni ma il problema esiste e se c’è un’alternativa si può fare a quella categoria di persone un altro vaccino».
Si terrà oggi nel tardo pomeriggio, secondo quanto confermano fonti all’ANSA, una riunione tra i tecnici dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) e il Ministero della Salute in merito ad eventuali ulteriori indicazioni sull’utilizzo del vaccino anti-Covid di AstraZeneca. Per una decisione, tuttavia, si attenderà il pronunciamento dell’Agenzia europea dei medicinali EMA, atteso entro giovedì, sull’eventuale correlazione tra il vaccino ed i rarissimi eventi trombotici segnalati in vari Paesi. La notizia dell’incontro ministeriale con AIFA è stata anticipata oggi da IL Giornale.
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