Attenzione alla birra che bevete, in particolare se in questi giorni vi trovate a passare per il Brasile. Nel paese di Bolsonaro è scoppiato il caso per la birra contaminata da glicole dietilenico, una sostanza chimica usata come antigelo per le coltivazioni altamente tossica per l’uomo.
La sostanza è stata trovata in 32 lotti di 10 diverse birre a marchio Backer (Belorizontina, Capixaba, Capitão Senra, Pele Vermelha, Fargo 46, Backer Pilsen, Brown, Backer D2, Corleone e Backer Trigo) e ha già causato 22 casi di avvelenamento e 4 vittime accertate.
A quanto pare, a essere contaminata è l’acqua con cui è stata fatta la birra e il tutto riguarda lotti prodotti a novembre e in vendita da dicembre. Naturalmente è stato disposto il ritiro in tutti i Paesi dei lotti di birra.
Indaga la polizia che, oltre all’ipotesi della contaminazione accidentale, non esclude che possa essersi trattato di un gesto volontario da parte di un ex dipendente. Intanto, si invitano i cittadini di non consumare nessuna birra a marchio Backer.
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E un’altra notizia arriva dalla Germania. Una birra ‘nazista’, già completamente sold-out. Succede a Bad Bibra, in Sassonia-Anhalt, piena ex Ddr: la polizia sta indagando sulla presunta vendita di una birra chiamata Birreria del Reich tedesco.
La denuncia arriva da un amministratore locale del distretto del Burgenland, Goetz Ulrich: «Mi vergogno così tanto», ha scritto Ulrich sulla sua pagina Facebook. «Proprio mentre allo Yad Vashem in Israele il presidente federale interviene alla cerimonia per il 75esimo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, nella mia località natale, Bad Bibra, avviene la vendita di una birra chiamata ‘Deutsches Reichsbraeu’».
A detta di Ulrich, questo commercio – vietato dalla legge tedesca – viene condotto da un ‘neonazista’ della Turingia, tale Tommy Frenck. «Ma la cosa più grave è che la Birra sta avendo un grandissimo successo ed è sold out!», ha continuato sempre Ulrich. Che ha segnalato anche che nella pagina Internet in cui la birra è pubblicizzata «posano tutte le celebrità della scena nazi in Germania: tra queste anche Ursula Havenbeck, l’attivista neonazista nonchè nota negazionista dell’Olocausto, messa agli arresti sin dal maggio 2018».
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In Germania è vietato l’utilizzo di simboli nazisti, soprattutto quando sia evidente il rapporto con l’ideologia del Terzo Reich o con altre ideologie di estrema destra. Simboli nazi sono tollerati solo in determinati contesti culturali, per esempio nei film o in opere d’arte in cui sia evidente la rappresentazione a scopo narrativo. L’etichetta della birra Deutsches Reichsbraeu è marrone, il che viene considerato un chiaro riferimento alle ‘camicie brune’ del nazismo. A suo interno è riprodotta l’aquila del Terzo Reich. Manca, invece, la svastica, mentre la scritta è con i tipici caratteri runici.
A quanto aggiunge la Bbc, il negozio in cui viene venduta la bevanda far parte della catena Getraenke-Quelle, i cui vertici ora avrebbero però «preso le distanze» da questa vicenda, affermando che si tratta della decisione di un titolare indipendente, al quale hanno chiesto di ritirare la birra dal negozio.
Secondo alcuni media tedeschi, la birra veniva venduta anche in Internet, pubblicizzata appunto da Tommy Frenck, titolare di un pub a Themar, una piccola cittadina a sude-est di Jena, in Turingia, nota anche per un annuale festival neonazista.
Da notare il prezzo di una confezione di birra Deutsches Reichsbraeu è di 18.88 euro: negli ambienti dell’estrema destra, il numero 18 è considerato un riferimento alla posizione nell’alfabeto delle iniziali di Adolf Hitler (1 e 8, appunto), mentre l’88 sta a significare ‘Heil Hitler’.
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