Tito Boeri, il presidente dell’INPS, insiste: i migranti sono cruciali per pagare le pensioni ai cittadini italiani.
La premessa è rappresentata dai costi della quota 100 per le pensioni, ovvero tra 8 e 20 miliardi di euro all’anno, a seconda delle combinazioni tra anzianità contributiva ed età. Ad esempio: si va in pensione a 60 anni con 40 anni di contributi versati.
Per Tito Boeri “si agita continuamente lo spettro dell’invasione dei migranti” ma “è sottostimata la quota di popolazione sopra i 65 anni […] Il declino demografico è più vicino di quanto si pensi” e gli immigranti che lavorano sono fondamentali per la sostenibilità del pensiero pensionistica.
Di conseguenza, secondo il presidente dell’INPS, Governo e Parlamento dovrebbero concentrarsi sui giovani perché “non si ferma la fuga all’estero di chi ha tra i 25 e i 44 anni”.
Non si è fatta attendere la reazione del vicepremier e Ministro dell’Interno Matteo Salvini che su Facebook ha scritto: “‘Servono più immigrati per pagare le pensioni… cancellare la legge Fornero costa troppo… servono più immigrati per fare i tanti lavori che gli italiani non vogliono più fare…’ Il presidente dell’Inps continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare (e di fare figli) di tantissimi italiani. Dove vive, su Marte?“.
Appena pochi giorni fa Tito Boeri ha detto: “Il sistema pensionistico non è in grado di adattarsi alla diminuzione dei contribuenti’ legata al calo dei nati in Italia. ‘Il problema è serissimo e dell’immediato. Volenti o nolenti l’immigrazione può darci un modo di gestire questa difficile transizione demografica. Avere immigrati regolari ci permette di avere flussi contributivi significativi“.