Quante volte abbiamo sorriso dinanzi ai faldoni impolverati nei quali i nostri nonni conservavano le ricevute delle bollette pagate, rigorosamente ordinate per data e tipologia?
Ecco, quella era in realtà una buona pratica che oggi dovremmo recuperare. Infatti non è raro che qualche compagnia si faccia viva per reclamare presunti pagamenti non effettuati. In quel caso solo la ricevuta può evitarci di pagare due volte.
Ma così non si rischia di riempire la casa di cartacce? No. Passati alcuni anni possiamo disfarci delle bollette pagate perché il credito è caduto in prescrizione, cioè non si è più obbligati a dimostrare nulla.
Di solito è bene conservare le bollette fino a 5 anni dopo la data di scadenza. Questa regola vale per quelle di acqua, gas, telefono, ma anche per le spese condominiali, i pagamenti di mutuo e affitto, e per le multe stradali.
Possono essere distrutte dopo 5 anni dall’anno successivo a quello di pagamento, i bollettini e gli F24 relativi a Ici, Imu e Tasi, le ricevute della tassa sulla nettezza urbana e le dichiarazioni dei redditi.
Il bollo dell’auto va conservato fino a 3 anni a partire da quello successivo alla data di scadenza.
Un discorso a parte, infine, va fatto per le bollette della luce. Con l’introduzione del canone Rai, le bollette vanno conservate per 10 anni perché è la tassa Rai che cade in prescrizione dopo 10 anni.
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