“Mi telefona un ammiraglio della Guardia Costiera andato da poco a riposo. Sa che sono molto vicino da sempre al Corpo e mi esprime tutta la frustrazione dei suoi colleghi per la storia della nave Diciotti. ‘Come facciamo a non salvare a chi sta in mare? Al di là degli aspetti umanitari, abbiamo l’obbligo giuridico di farlo. E una volta che abbiamo salvato questi migranti, dove li portiamo?‘”.
Così il giornalista Bruno Vespa, in un editoriale pubblicato sul Quotidiano Nazionale.
Il conduttore di Porta a Porta ha risposto, dicendo che è corretta la posizione dell’ammiraglio “ma avere mezzo milione di migranti che girano per le strade senza far nulla (quando va bene) ha portato soprattutto le fasce meno protette della popolazione a una crisi di rigetto“.
Per Vespa “una soluzione, dolorosa, ma forse necessaria, sarebbe ridurre l’area di pattugliamento in modo da limitare al massimo le possibilità d’intervento dei nostri mezzi. Nessun trafficante deve avere una sorta di appuntamento virtuale con le unità italiane, anche se dall’anno scorso i nostri interventi sono drasticamente ridotti“.
Per il giornalista “l’Europa ci sta prendendo in giro” sulla redistribuzione dei migranti, sottolineando che “l’Italia era e resterà sola. E da sola dovrà sbrogliarsi la matassa […] La cura Salvini ha portato in questo mese 1737 richiedenti asili contro i 23.500 del 2017. Potremmo accontentarci. Ma quanti sanno che riportare a casa i migranti irregolari è quasi impossibile“.