L’avevano chiamata ‘No Billag’. Era la campagna anti-canone tv promossa in Svizzera dalla destra elvetica (l’Unione democratica di centro UDC e Partito liberale radicale PLR). Gli Elvetici sono stati chiamati alle urne per decidere con un referendum e il 70% dei cittadini e tutti e 26 i cantoni hanno bocciato la proposta.
L’iniziativa, che prende il nome dalla società che riscuote la tassa, era stata lanciata perché la destra riteneva il canone “una tassa che limita la libertà di ogni individuo e la concorrenza sul mercato dei media“.
Nonostante il consenso riscosso agli inizi della campagna referendaria (circa quattro mesi fa) i cittadini hanno deciso di continuare a pagare i 451 franchi (392 euro) per il canone. Seppur destinata a scendere a 365 franchi a partire dal 2019, quella svizzera resta la tassa più alta di tutta Europa. Ma questo non sembra preoccupare gli Elvetici che hanno votato in massa per il no.
A battersi per il no, in questi mesi, sono stati sia il Governo di Berna che il Parlamento che hanno posto l’accento sul fatto che l’abolizione del canone avrebbe provocato lo smantellamento del servizio pubblico radiotelevisivo e favorito l’espansione sul mercato di gruppi stranieri.