Cronaca Social

Carlo d’Inghilterra, da re non vuole vivere a Buckingham Palace

Lo staff dei Windsor ha già discusso sull’utilizzo delle sue 775 stanze ipotizzando un’estensione dei periodi di apertura al pubblico. 

Un “no” secco del principe Carlo d’Inghilterra a Buckingham Palace.

Quando salirà sul trono da re non sarà quella la sua dimora, rompendo così una lunga tradizione.

È quanto si legge sul Sunday Times che cita alcune fonti vicine ai Windsor.

Carlo d’Inghilterra.

L’erede al trono preferisce infatti aprire una parte più ampia dell’attuale residenza reale al pubblico in modo da renderla ancora di più un’attrazione turistica e preferisce quindi rimanere al fianco della moglie Camilla a Clarence House, la sua attuale dimora un tempo occupata dalla regina madre.

Carlo non ha mai particolarmente amato la “grande casa”, come viene soprannominato Buckingham Palace fra i reali, vuole proseguire nella modernizzazione della monarchia britannica anche attraverso una dimora meno appariscente e soprattutto meno costosa, anche per quanto riguarda i consumi energetici. Lo staff dei Windsor ha già discusso in modo informale sul futuro del Palazzo e sull’utilizzo delle sue 775 stanze e si è ipotizzata una estensione dei periodi di apertura al pubblico.

A proposito di Buckingham Palace

Quando ci andò Elisabetta, era il regno di topi e scarafaggi, il vento sibilava dalle fessure delle finestre e le camere erano gelide. D’altra parte, è difficile tenere in perfetto ordine una casa che si sviluppa per 77.000 metri quadri, ha 775 stanze, 52 camere da letto, 92 uffici, 188 alloggi per la servitù e 78 bagni. Infatti la manutenzione lascia un po’ a desiderare. Le pareti non sono state più dipinte dal 1952, i boiler sono vecchi di 33 anni, i cavi elettrici di 60 e ci sono 30 chilometri di tubi di velenoso piombo da sostituire. Il Guardian ha rivelato che quando un idraulico è andato a riparare il bagno privato della Regina e ha tirato la vecchia catena, la vaschetta appesa al muro gli è caduta addosso. (Vittorio Sabadin, La Stampa)