Sono state rese pubbliche le bozze delle linee guida del protocollo curativo domiciliare per il Covid-19. Messe a punto dal gruppo del Ministero della Salute di cui fanno parte anche Franco Locatelli e diversi membri del Cts, sono rivolte ai medici di famiglia, che hanno contestato il fatto di non essere stati interpellati.
Il protocollo, che ha come obiettivo l’attenuazione della pressione sugli ospedali, prevede omogeneità nazionale nella gestione dei pazienti sul territorio nazionale.
Sì al paracetamolo, antinfiammatori solo quando il quadro si aggrava
Secondo le bozze del protocollo di cura domiciliare del Covid-19, i medici di base e le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) potranno somministrare il paracetamolo in caso di sintomi febbrili. Gli antinfiammatori, invece, sono indicati solo quando il quadro clinico del paziente inizia ad aggravarsi.
Solo in caso di estrema emergenza si può intervenire con i farmaci cortisonici. Il rischio di un loro utilizzo in casi diversi rispetto a quelli appena ricordati è di mettere a repentaglio il sistema immunitario del paziente.
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Degna di nota è anche l’indicazioni relativa alla somministrazione di eparina per i pazienti che hanno difficoltà a muoversi. Non sono invece compresi gli antibiotici e gli antireumatici.
Le bozze del protocollo sono caratterizzate anche dalla presenza di indicazioni sulle varie classificazioni della malattia. Entrando nel vivo di queste ultime, facciamo presente che si parla di infezione lieve nei casi in cui il paziente ha sintomi febbrili ma non dispnea.
Nell’ambito del documento si parla altresì di alleanza terapeutica e del fatto che spetta al medico di medicina generale la valutazione relativa all’opportunità di proseguire o meno le cure domiciliari.
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