Cronaca Social

Cucina buddista, ecco la “regola del 5” per garantire il benessere psicofisico

Parliamo dello “shojin ryori”, ovvero la tradizione gastronomica che seguono i monaci buddisti per restare sempre in armonia con la natura e curare adeguatamente il proprio benessere psicofisico. Per riassumere questa tradizione, si parla della “regola del 5”. Andiamo a vedere di cosa si tratta e come funziona. È tutta una questione di equilibrio, non solo di quantità ma anche di colori. Proprio così, perché anche l’occhio vuole la sua parte.

Durante le vacanze potrebbe essere più facile mettere in pratica comportamenti sani da trasformare in abitudini dopo aver ripreso la solita routine. Attività sportiva, sonno ristoratore, meditazione, tutti spunti per una vita “più lenta” e in sintonia con il nostro benessere.

L’alimentazione ha un ruolo fondamentale ovviamente nell’ambito di uno stile di vita sano. Per comprendere tutto meglio bisogna approfondire il concetto di equilibrio, il centro di tutta la cultura buddista. Questa filosofia e questa dottrina mette al centro la purezza dell’anima, soprattutto nell’equilibrio col Pianeta, passando per un’alimentazione sana e rispettosa dell’ambiente. Il benessere più profondo è quello che ci consegna in pace con tutti gli altri elementi vegetali e animali nel mondo.

«Mantenere il corpo in buona salute è un dovere», ripeteva spesso proprio Buddha, ed è un insegnamento che i monaci dell’Asia orientale e sudorientale continuano a mettere in pratica. Lo “shojin ryori”, che in giapponese significa “cibo per l’elevazione spirituale”, rifiuta l’idea dell’uccisione di una “creatura senziente” per far vivere l’essere umano. Quindi, non troveremo nessun componente di origine animale in questa cucina nata nel XIII secolo, quando il buddismo si diffuse in Giappone.

La “regola del 5” nella cucina buddista. Oltre alla totale assenza di carne, pesce e derivati del mondo animale, privilegia l’utilizzo di verdure di stagione e condanna qualsiasi spreco. Il mantra è “Accettare ciò che la natura offre secondo il variare delle stagioni”. Oltre a questo orientamento vegano, la preparazione dei piatti si fonda sulla cosiddetta “regola del 5”, relativa anche al raggiungimento dell’illuminazione e dell’equilibrio col mondo.

Evitare 5 verdure dal gusto pungente: aglio, cipolla, cipollotto, aglio cinese e cipolla cinese. Il motivo? Non alterare il proprio benessere psicofisico. Miscelare 5 sapori: ogni pasto dovrebbe essere composto da elementi acidi, amari, dolci, salati e “umami” (che significa “piacevolmente saporito”). Combinare i 5 colori: verde, rosso, giallo, bianco e nero. Queste tonalità devono essere presenti nei pasti. Utilizzare 5 metodi di preparazione degli alimenti: bollitura, frittura, cottura alla griglia, cottura a vapore e preparazione cruda.

Anche cucinare è un momento di grande responsabilità e disciplina. Si tratta soprattutto di una questione di devozione e di cuore. Il cuoco, infatti dovrà cucinare con: Cuore Felice, preparando i pasti con piacere e poi rimettendo a posto la cucina con la stessa passione. Cuore Maturo, trattando gli alimenti con amore. Cuore Grande, quindi essere motivato, indipendentemente dall’umore della giornata.