Cronaca Social
Cura coronavirus

Cura contro il Coronavirus da 6 euro: il ministero Speranza sapeva ma ha ignorato l’appello?

Cura contro il Coronavirus da 6 euro: lo studio di Oxford non è una novità. In Italia il Governo ha ricevuto un’informativa sul desametasone ad aprile.

La cura contro il Coronavirus da 6 euro? Gli scienziati vogliono saperne di più prima di esprimersi chiaramente, valutare numeri e valenza scientifica. Pare, però, che il Ministero della Salute avesse ricevuto un’informativa in merito ad aprile senza darle seguito. La prudenza dice di aspettare che lo studio annunciato a Londra venga reso fruibile da tutti per poterne valutare numeri e validità scientifica.

La notizia è venuta fuori all’indomani di una comunicazione potenzialmente risolutiva dall’Università di Oxford. In studio su duemila pazienti avrebbe dimostrato l’efficacia degli antinfiammatori steroidei, nello specifico del desametasone: un farmaco simile al cortisone e al cortisolo.

Stando ai dati, ancora preliminari però, pare che il farmaco abbia ridotto fino a un terzo il rischio di decesso dei pazienti affetti dal Covid-19. Il tutto alla modica cifra di 6 euro a confezione. Non si tratta di una scoperta del tutto nuova, certi farmaci sono già utilizzati nelle terapie intensive. Considerando oltretutto che, nella maggior parte dei casi, è proprio il processo infiammatorio a essere fatale: la cosiddetta tempesta di citochine.

Desametasone contro il Coronavirus

LEGGI ANCHE: Desametasone contro il Coronavirus, il primo farmaco salvavita a soli 6 euro

Il virus arriva, rimane quieto qualche giorno, poi scatena nell’organismo una reazione infiammatoria tale da provocare polmoniti molto gravi, anche fatali. Il ruolo fondamentale della cura contro il Coronavirus da 6 euro è stato segnalato al Governo Conte già ad aprile.

Almeno così dicono Roberta Ricciardi, responsabile del Percorso Miastenia dell’Ospedale Cisanello di Pisa, e Piero Sestili, professore ordinario di Farmacologia a Urbino, che – insieme ad altri 50 colleghi firmatari – hanno inviato una lettera al ministro della Salute Roberto Speranza.

Invece di puntare alle terapie intensive, scrivevano, meglio affidarsi al «caro vecchio» cortisone. La cosa che stupisce è che il loro «protocollo» prevede proprio l’uso del desametasone, lo stesso menzionato nella ricerca di Londra. La lettera, spedita il 24 aprile, pare sia stata consegnata anche a due parlamentari di maggioranza e al viceministro Pierpaolo Sileri. Nessuna risposta, però, è mai arrivata.

LEGGI ANCHE: Coronavirus: famiglia di positivi asintomatici scoperta per caso dopo un incidente

Forse perché l’Oms sull’argomento si è sempre mostrata scettica, e all’inizio il cortisone era addirittura sconsigliato? Il dubbio dipende dall’effetto immunosoppressivo del farmaco. Se il virus è attivo, somministrare un medicinale che riduce le difese immunitarie potrebbe sembrare controproducente.

«Si tratta di un problema secondario, perché la terapia in questo caso va seguita solo per pochi giorni e non c’è quasi tempo per produrre una consistente immunosoppressione»: spiegano Sestili e Ricciardi.

E ancora: «Il beneficio nel bloccare la risposta infiammatoria anomala, invece, arriva praticamente subito. E il gioco vale la candela». «Per ora il cortisone non è vietato, ma nemmeno caldeggiato. Direi che è solo tollerato. Eppure molti medici lo stanno utilizzando con effetti positivi»: aggiunge Roberta Ricciardi.

Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, lo afferma senza mezzi termini: «Ci eravamo accorti dell’importanza del cortisone e del remdesevir nelle fasi precoci della malattia. Ci avevamo visto lungo».

LEGGI ANCHE: Lo sciacquone del bagno può diffondere il coronavirus nell’aria?