L’omicidio di Pamela Mastropietro è stato “una cosa da bambini, abbiamo fatto ben di peggio“.
A confessarlo è stato Desmond Lucky, uno dei tre nigeriani accusati del delitto della 18enne il cui corpo fu ritrovato smembrato all’interno di un trolley.
Stando a quanto emerso dall’analisi dei telefonini di uno degli altri indagati Awelima Lucky e dalle intercettazioni delle sue conversazioni con Lucky Desmond, i tre accusati fin dai tempi in cui vivevano in Nigeria, si dedicavano a veri e propri atti di tortura. Nel loro paese di origine facevano addirittura parte di una organizzazione criminale chiamata ‘Rogged’.
A rivelarlo è stato il procuratore Giovanni Giorgio.
“Dall’esame dei telefonini di Awelima – ha raccontato Giorgio – sono emerse due fotografie certamente allarmanti, sicuramente scattate da Awelima. In una delle foto si nota in primo piano un giovane nero che viene sottoposto a tortura, con lingua tagliata in modo evidente, in una seconda foto si vede un altro giovane steso a terra, anche lui sottoposto a tortura. In un’altra ancora su un bilancino c’è una busta con palline di eroina”.
I tre, arrivati in Italia, si sarebbero però dedicati prevalentemente all’attività di spaccio di droga.
“Da quando è venuto in Italia – fa notare Giorgio – Oseghale non ha mai svolto un’attività lavorativa, pagava regolarmente il canone in un appartamento che non è certo una catapecchia e ha inviato sui 20mila euro nel corso degli anni in Nigeria, credo ai suoi parenti. Quindi l’attività di spaccio era apparentemente per lui redditizia. Awelima e Desmond svolgevano un ruolo gregario”.