Era il 12 luglio dello scorso anno quanto due treni si scontrarono tra Andria e Corato, in Puglia, causando la morte di 23 persone e il ferimento di 50 persone.
Ieri la notizia – che sta facendo molto discutere – della decisione da parte del Tribunale di Bari di disporre la riammissione in servizio di Alessio Porcelli, il capostazione di Corato coinvolto nell’indagine sul disastro.
Il giudice Luca Ariola ha anche deciso di annullare il provvedimento di sospensione della retribuzione e ha condannato Ferrotramviaria al pagamento di tutti gli arretrati maturati.

Porcelli fu sospeso, insieme ad altri due lavoratori (il capostazione di Andria e il macchinista superstite), il giorno successivo all’incidente.
I tre sono indagati, a vario titolo, per disastro colposo, omicidio plurimo e lesioni personali colpolse plurime e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
In pratica, secondo il Tribunale pugliese il coinvolgimento come indagato in un processo penale non è sufficiente per giustificare la sospensione dal servizio.

L’inchiesta della magistratura di Trani, comunque, è ancora in corso.
La causa più avvalorata dagli inquirenti è un errore umano dovuto all’uso del blocco telefonico su una linea a binario unico e, da parte dei dirigenti della Ferrotramviara, l’aver omesso “la collocazione di impianti e apparecchiature tecnologiche deputate alla protezione della marcia dei treni (Blocco Elettrico Automatico, ovvero Blocco Conta Assi) e idonee a prevenire ed evitare il disastro ferroviario“.