Ieri, a Corleone, c’è stata la tumulazione della salma di Totò Riina, il boss mafioso che è morto all’età di 87 anni.
Ad attendere la famiglia di Riina al cimitero del Paese siciliano c’erano anche molti giornalisti.
Il genero di Totò Riina, ovvero il marito della figlia Maria Concetta, Tony Ciavarello, su Facebook ha scritto: “Un grazie di cuore alla Polizia per il servizio d’ordine, Grazie!“.
Ma Ciaravello non si è fermato qui, perché ha sottolineato che “come al solito siamo stati assaltati dai ‘cronisti’ all’uscita del cimitero…”.
Sempre su Facebook, il figlio minore del capo dei capi di cosa nostra, Salvo Riina, ha scritto: “Voglio ringraziare pubblicamente tutte le centinaia, migliaia di persone che hanno manifestato a me e alla mia famiglia, le più calorose condoglianze in un momento davvero duro e molto triste per tutti noi. Abbiamo sentito una vicinanza discreta ma molto affettuosa da nord al sud Italia. Grazie di cuore per tutto ciò. Salvo Riina”.
IL RUOLO DEI CRONISTI
La presenza dei giornalisti a Crotone per documentare l’arrivo della bara ha scatenato un po’ di polemiche, anche provenienti da altri giornalisti.
Ora, bisogna partire da un presupposto: Totò Riina è un personaggio storico perché lo sono anche quelli negativi e crudeli. Non lo è forse Adolf Hitler? Non lo sono, per restare in tema, i vari gangster USA Al Capone, John Dilinger e Vito Genovese?
Quindi, non si poteva non raccontare anche la morte di Totò Riina.
Non si poteva non esserci laddove è stato sepolto perché Riina non è stato un mafioso comune e Corleone non è un posto comune.
La tumulazione in sé si prestava a vari racconti importanti: il principio e il valore della ‘famiglia’, la differenza di pensiero tra i vecchi e i giovani corleonesi. Per citarne solo due.
Probabile, insomma, che siano state scattate delle foto e fatte delle riprese che entreranno non solo nella storia della mafia ma anche e soprattuto nella storia della Sicilia e della legalità.
Magari, fra qualche decina di anni, si troverà nei libri di storia il racconto di quando Riina fu sepolto.
Quindi, sì. Giusto che i giornalisti siano stati a Corleone a raccontare il funerale del boss, megafoni di storia.
LE PAROLE DEI FAMILIARI DEL BOSS
Mentre ringraziano la Polizia e sottolineano la “discreta vicinanza da Nord a Sud”, accusando i cronisti di averli assaltati, perché il figlio e il genero di Riina non chiedono anche scusa, a nome della famiglia, per tutti i morti ammazzati dal padre e dal suocero?
Sarebbe un ottimo modo per avviare un processo di riscatto sociale, no?