Mettetevi comodi e cominciamo a sfatare un po’ di miti su Gesù. A cominciare dal luogo dove è nato. Non sulla base di teorie, ma sul libro che i veri cattolici dovrebbero leggere: il Vangelo, ovvero il “nuovo testamento” della Bibbia. Certo, nessuno degli apostoli ha vito la nascita di Gesù, ma, al di fuori della fede che li ha governati nella scrittura, c’è spunto anche per la più laica delle storicità in quelle pagine.
Le fonti scritte che trattano della nascita di Gesù sono i Vangeli canonici, ovvero quelli che sono stati riconosciuti dalla Chiesa cattolica apostolica romana quali documenti scritti da autori veramente ispirati da Dio.
La Chiesa ne ha riconosciuti quattro, e sono quelli che comunemente leggiamo anche nella Santa Messa: Giovanni, Matteo, Luca e Marco.
Tuttavia questi Vangeli sono molto scarni e poveri di notizie relativamente alla nascita di Gesù tanto che, tra i quattro evangelisti citati solo due, Matteo e Luca, la raccontano.
Luca: «Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non v’era posto per loro nell’albergo»… come potete ben comprendere si tratta di notizie scarne e trattate con pochi particolari.
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Matteo è ancor più sintetico: «… prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù». Proprio così scarno.
I Vangeli apocrifi invece si soffermano maggiormente su racconti e leggende affascinanti (ma pur sempre leggende! ) descrivendo il ‘mondo’ tutt’intorno che si ferma, raccontando nei dettagli e nei particolari gli avvenimenti con particolari. In questi Vangeli si parla dell’ostetrica, della luce misteriosa, ecc… I Vangeli canonici descrivono il mistero della nascita con la semplicità del racconto e con la povertà delle notizie.
A questo punto potremmo chiederci: Gesù nacque in una grotta o dove?
Una cosa sembra sicura: i nostri Vangeli non parlano di grotta o grotte! A un certo punto meglio credere alla visione popolaresca della stalla con gli animali e la mangiatoia, consapevole che il “mistero” resta tale. Ma questo poco importa rispetto alla grandezza della venuta sulla terra di Gesù, nostro Salvatore.
Via dal presepe la grotta sperduta nella campagna e isolata dal resto del mondo, e spazio alla mangiatoia come dice l’evangelista Luca, oppure semplicemente a una casa come scrive Matteo.
Anche perché è verosimile: molte abitazioni della Palestina erano addossate a cavità della roccia, che custodivano gli animali. La «grotta» in cui nacque Gesù a Betlemme, conservata nella basilica, secondo studi archeologici è proprio un locale di questo tipo, incorporato nel recinto di una casa e non isolato nella campagna.