Giada Pezzaioli ha raccontato la loro terribile esperienza attraverso una storia sul suo profilo Instagram. «Parlare di certe cose è difficile»: ha rivelato ai follower, spiegando che ci ha messo un po’ prima di decidere di parlarne. «Quasi mi sento in colpa per coloro cui è andata male»: ha detto.
Circa due settimane dopo avere scoperto di aspettare un altro bimbo, tutto sembrava procedere nel migliore dei modi. Poi la paura, mentre era nell’orto di casa: «Ho avvertito un dolore forte al ventre e subito dopo un flusso, ho iniziato a perdere sangue. Stavo morendo dalla paura».
Mamma e papà hanno allora deciso di correre in ospedale. Lì è cominciato il vero dramma di Giada Pezzaioli: «Ho trovato purtroppo persone che nella vita tutto dovrebbero fare tranne che i medici. Una in particolare non la dimenticherò mai, non posso fare nomi. In pronto soccorso ero in condizioni alterate, piangevo, ero angosciata», continua a raccontare sui social.
E ancora: «Questa dottoressa, quando le ho detto che perdevo sangue ed ero incinta di sei settimane, mi ha risposto “Ah, va bene”. Come se perdere un figlio a sei settimane non fosse terribile come perderlo più in là. Per carità, più si va avanti e peggio è, ma questo non significa che un medico possa sottovalutare il dolore, la sofferenza di una donna che sta realizzando una tragedia».
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Il racconto si fa sempre più drammatico: «Perdevo parecchio sangue. Piangevo. Lei non parlava, ha detto solo che non si vedeva la camera gestazionale né il sacco vitellino: “Signora, ha avuto un aborto“. Io ero da sola perché col Covid Giovanni non poteva entrare. Mi sono sentita morire».
Giada Pezzaioli ha quindi contattato un medico di fiducia: lo zio del suo compagno, che le ha consigliato altri esami. «Ho aspettato tre ore per il risultato. Giovanni ha una famiglia di medici e tutti dicevano di stare tranquilli». Finalmente arriva la buona notizia: il feto è ancora in vita, si è trattato soltanto di una minaccia d’aborto: sarà sufficiente un periodo di assoluto riposo.
«Ho vissuto attimi di terrore. Da quel momento, ha iniziato un percorso terapeutico, per la minaccia d’aborto. Sono stata a riposo. Ho avuto momenti di sofferenza brutti, non potevo fare nulla. Mi dicevano di non prendere in braccio Enea ma quando sei mamma è difficile restare a riposo».
«La lesione nell’utero si è riassorbita. Al momento dell’ecografia, quando ho sentito il suo battito, è stata un’emozione indescrivibile vedere questo esserino restare attaccato alla vita». Momenti di paura seguiti, per fortuna, da un lieto fine.
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