Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, è sottoposto al divieto di dimora nel comune calabrese e ciò non gli consente di andare dal padre che è in fin di vita.
Di conseguenze, il Comitato Undici Giugno – nato per sostenere Lucano dopo l’apertura del processo a suo carico – ha lanciato un appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Ci appelliamo alla Sua conclamata sensibilità ed al Suo rispetto per i valori umani e per la dignità della persona e chiediamo il Suo urgente intervento in relazione alla nota vicenda politica e giudiziaria riguardante Domenico Lucano“.
A causa di questo “esilio politico” (così come definito nell’appello) l’ex sindaco non può far visita al padre Roberto, 93 anni, che “in questi giorni sta trascorrendo quelli che potrebbero essere i suoi ultimi giorni di vita visto il notevole aggravamento della propria situazione di salute (affetto da una grave forma di leucemia è stato colpito anche da un infarto) nella propria abitazione di Riace dove il figlio, Domenico, non può recarsi neanche per una breve visita“.
Sulla vicenda è intervenuto Nicola Zingaretti, segretario nazionale del Partito Democratico: “Caro Mimmo, ti sono vicino e mi unisco alla mobilitazione del Comitato Undici Giugno per garantirti quello che per me è un diritto umano, fare visita a tuo padre in fin di vita. Siamo con te“.
PROCEDIMENTI GIUDIZIARI
Mimmo Lucano, inserito nel 2010 tra i 40 leader più influenti dalla rivista Fortune, nell’ottobre 2017 il sindaco Lucano è indagato dalla Procura di Locri in merito alla gestione del sistema dell’accoglienza: i reati contestati sono truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell’Unione europea, concussione e abuso d’ufficio.
Il 2 ottobre 2018, a conclusione dell’operazione Xenia, viene messo agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti (il giudice dichiara però infondate le accuse di concussione, truffa allo stato e abuso d’ufficio). In particolare secondo il prefetto la gestione dei fondi è stata superficiale ma non è sopravvenuto alcun illecito da essa. Rimangono le accuse di aver collaborato per fare un matrimonio combinato per far ottenere il permesso ad una donna nigeriana di rimanere a Riace e di aver forzato la procedura per assegnare la gestione rifiuti di Riace alle cooperative Ecoriace e Aquilone. Il prefetto lo sospende da Sindaco.
Il 16 ottobre 2018 il tribunale del Riesame revoca i domiciliari ma sancisce il divieto di dimora a Riace. Il 26 febbraio 2019 la cassazione annulla il divieto di dimora.
L’11 aprile 2019 Lucano viene rinviato a giudizio per abuso d’ufficio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il 12 aprile 2019 viene indagato insieme ad altre nove persone per truffa e falso in relazione alla gestione dei migranti a Riace.
Leggi anche: Rita Dalla Chiesa attaccata sui social: “Era il metodo di tuo padre”.