
Tra le motivazioni di richiesta di divorzio c’è anche questa: la mancanza di un bagno in casa.
Accade in India dove una donna ha ottenuto il divorzio proprio perché costretta ad espletare fuori casa i propri bisogni primari. Il giudice che le ha dato ragione si chiama Rajendra Kumar Sharma e ha motivato la sua sentenza definendo la situazione “un atto di crudeltà” nei confronti della moglie (in India il divorzio viene concesso solo in caso di richieste finanziarie ingiustificate, e in presenza di atti di violenza e crudeltà).
La donna, infatti, era dal giorno del matrimonio (celebrato nel 2011) che attendeva che il consorte mantenesse la promessa di installare una toilette in casa. Stanca di aspettare, nel 2015 ha chiesto il divorzio che è stato accordato qualche settimana fa. A nulla sono valse le obiezioni del marito che credeva di avere la strada spianata dal fatto che in India è pratica comune usare i campi come bagno.
La vicenda accende i riflettori su un problema allarmante in India: la mancanza di servizi igienici nelle abitazioni. E’ stato stimato, infatti, che circa il 70% delle case indiane ne sia sprovvisto.
Si tratta di una condizione considerata normale soprattutto dagli uomini, ma che per le donne è diventata insostenibile. Per pudicizia, infatti, queste ultime aspettano il buio per espletare i propri bisogni fisiologici.
Con questa sentenza, dunque, l’India inizia a riconoscere la inaccettabilità di una simile condizione. E difatti, subito dopo la richiesta di divorzio di questa moglie (ma prima ancora della sentenza), altre due donne hanno seguito il suo esempio e si sono ribellate a questa situazione: una ha lasciato il tetto coniugale, l’altra si è rifiutata di sposare un uomo che non voleva costruire un bagno in casa.
I diritti sono anche questo.