Domani, lunedì 16 dicembre, Ivana Spagna compirà 65 anni e ha scelto d’intitolare il suo ultimo album 1954, come il suo anno di nascita.
La cantante, in una recente intervista, ha dichiarato: «C’è stato un periodo in cui scrivevano sui giornali che ero nata nel 1956. Tutto sommato, non mi dispiaceva guadagnare un paio d’anni agli occhi della gente. Con il tempo, ho capito però che ogni anno in più di vita è un dono dal cielo. Quante persone avrebbero voluto arrivare alla mia età e non ce l’hanno fatta?».
Ivana Spagna nacque in una famiglia «molto umile, anzi eravamo una famiglia povera», come spiegò ospite di Storie Italiane su Rai 1. Alla musica è arrivata grazie ai sacrifici dei genitori: «Eravamo poveri, ma tutto l’amore che dei figli possono avere lo abbiamo avuto. Non avevamo soldi a casa ma eravamo felici. Mi accompagnavano ai concorsi. Mio padre aveva una bianchina di terza mano e metteva dentro sempre 3mila lire di benzina. Passava dal benzinaio e diceva poi passo a pagare. C’erano code dappertutto: dove prendevamo i generi alimentari e tutto il resto non si arrivava mai economicamente a fine mese. Una volta a un concorso non siamo arrivati perché siamo rimasti a piedi. È finita la benzina. È passato un motociclista. Ha chiesto se poteva far qualcosa… e siamo riusciti a ripartire. Mio padre gli ha detto ‘se un giorno mia figlia dovesse diventare una cantante le darà un premio o un regalo’. Magari lo trovassi quel motociclista».
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L’amore per i genitori è sempre stato il filo conduttore della carriera di Spagna. Al padre dedicò “You are my Energy” nel 1988 e per la madre, morta nel 1997, scrisse “E che mai sarà”.
Il suo periodo più buio, come raccontato a Caterina Balivo da Vieni da me, coincise con la perdita della madre: «Ho dormito con lei all’ospedale, il giorno dopo ho fatto tutte le cose che son da sbrigare e la sera sono andata a cantare. Finita la serata mi sono chiusa in camerino ho urlato ma sapete perché sono andata? A parte che mia madre mi diceva sempre Ivana quello è il tuo lavoro devi andare, perché io per il mio dolore non potevo far perdere il lavoro a tecnici, musicisti e tanti altri addetti ai lavori».
Alla fine del tour di quell’anno arrivò “rovinata nel fisico e nell’anima” e pensò al suicidio, a salvarla fu una gattina: «Ero stufa di lottare, avevo il cuore a pezzi, avevo deciso di chiudere. Si è calmi quando si decide quello, è quella la cosa strana. Io mi ero chiusa in me stessa, cosa che non bisogna fare, bisogna aggrapparsi alle persone che ti vogliono bene. Avevo organizzato tutto quanto e a un certo punto mi arriva la gattina davanti, io ero in bagno e questa che si chiamava Bimba mi è venuta davanti a miagolarmi e ho detto ‘E tu a chi resti?’ Allora ho capito subito che stavo facendo l’unica cosa che non dovevo fare: punivo chi mi voleva bene, sono andata davanti alle foto dei miei genitori a piangere perché mi sono resa conto dell’errore che stavo facendo, loro avevano lottato per secondi in più di vita e io me ne volevo togliere così? Bisogna lottare, bisogna andare avanti. E da allora tirerò avanti finché ce la faccio, e un gatto mi ha salvato».
Fonte: Adnkronos.
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