La luna non è morta. A dimostrarlo è l’attività vulcanica visibile attraverso le creste sulla superficie. Il Lunar Reconnaissance Orbiter della NASA e gli studiosi hanno scoperto delle rocce esposte, senza regolite lunare. Sarebbe la prova che, non molto tempo fa, l’attività tettonica ha compromesso il terreno dall’interno. Il risultato sono delle creste con il substrato roccioso esposto.
Peter Schultz, professore nel Dipartimento di Scienze della Terra, Ambientali e Planetarie della Brown University e coautore di un nuovo studio che prova che la luna non è morta, ha spiegato come alcune creste non siano riconducibili solo al passato.

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«Dai risultati raccolti, sembra che la luna possa ancora scricchiolare e creparsi – potenzialmente ai giorni nostri – e possiamo vedere le prove su queste creste»: ha detto. Il team di ricerca ha individuato 500 patch di roccia fresca esposta su creste della superficie lunare. È stata tracciata una mappa dettagliata. La luna non è morta, quindi: accanto alle crepe antiche (individuate dalla missione GRAIL della NASA nel 2014), ce ne sono di più recenti che si allineano perfettamente.
«È quasi una correlazione uno a uno. Questo ci fa pensare che quello che stiamo vedendo sia un processo in corso dovuto a movimenti che si verificano all’interno della luna»: ha dichiarato Schultz.
Le nuove creste si stanno ancora muovendo verso l’alto, provocando lesioni superficiali che permettono alla regolite di cadere nelle fessure, lasciando esposto il substrato roccioso.
Si tratta di un processo che potrebbe avere avuto origine miliardi di anni fa, ma che continuerebbe ancora oggi. Il nuovo studio, pubblicato il 13 aprile sulla rivista Geology, non è l’unica prova della recente attività tettonica sulla luna.
I sismometri installati dagli astronauti dell’Apollo alla fine degli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70 hanno registrato numerosi terremoti, che gli scienziati hanno rintracciato nel raffreddamento a lungo termine della luna. Questo raffreddamento provoca un restringimento, che a sua volta porta alla rottura della fragile crosta lunare.
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