Cronaca Social

La professoressa che odia i poliziotti? Simbolo dell’antifascismo violento

Le parole odiose di quella donna, scagliate contro chi ogni giorno si prodiga per la sicurezza di tutti è un’ulteriore prova del clima d’odio che si avverte nel nostro Paese

Vigliacchi, mi fate schifo, dovete morire“. Così si è rivolta ai poliziotti, durante il corteo contro il comizio di CasaPound a Torino, un’insegnante di 37 anni, tale Lavinia Flavia Cassaro, originaria di Piazza Armerina (Enna, Sicilia).

Le sue parole, vergognose e inaccettabili, sono state immortalate da un video diffuso da Matrix, il programma condotto da Nicola Porro.

Raggiunta dalle telecamere della trasmissione, la donna non solo non si è scusata ma ha perfino rincarato la dose: “Sì, ho detto quelle parole perché loro stanno proteggendo i fascisti e perché un giorno potrei trovarmi un fucile in mano a combattere contro questi individui. Non ho sbagliato ad augurare loro la morte“.

Beh, la prima reazione che scaturisce da queste parole è ovvia: la 37enne merita, in primis, il licenziamento (come giustamente detto da Matteo Renzi), con tanto di interdizione perpetua dalle aule di ogni scuola, che sia pubblica o privata. Questo perché non possiamo permettere che una tizia del genere possa insegnare ai giovani italiani.

L’AZIONE DEL MINISTERO

Su quest’aspetto, si è mossa la ministra Valeria Fedeli, che ha detto: “È inaccettabile ascoltare dalla voce di una docente parole di odio e di violenza contro le forze dell’ordine. Il rispetto per chi serve lo Stato, per chi, come quella sera a Torino, stava compiendo il proprio dovere per garantire la sicurezza dei cittadini, è sempre dovuto. Sempre e da chiunque. E a maggior ragione da una insegnante, il cui ruolo è non solo quello di trasmettere nuovi saperi e nuove competenze, ma anche quello di educare le nuove generazioni ai valori della legalità, del rispetto reciproco, della convivenza democratica“.

È quindi doppiamente inaccettabile – aggiunge la ministra – che una insegnante inveisca con parole di odio proprio contro quelle forze dell’ordine che sono una parte fondamentale della nostra istituzione democratica, che quotidianamente svolgono una funzione fondamentale nel Paese a presidio democratico della vita di tutti noi. Per questo motivo il Miur, appena avuta segnalazione di quanto avvenuto, è intervenuto attraverso l’Ufficio scolastico regionale del Piemonte, che dopo aver svolto i necessari approfondimenti, mi ha informato che in data odierna è stato avviato un procedimento disciplinare“.

IL CLIMA D’ODIO

Le parole odiose di quella donna, scagliate contro chi ogni giorno si prodiga per la sicurezza di tutti – anche della tizia – è un’ulteriore prova del clima d’odio che si avverte nel nostro Paese. E, ancora una volta, la violenza – sì, lo è – proviene da chi si proclama ‘antifascista‘.

Ho scritto già e per due volte su quanto successo a Palermo – qui e qui – dove un gruppo di estremisti di sinistra ha accerchiato, imbavagliato con lo scotch e picchiato un esponente di Forza Nuova. Per di più, uno dei leader dei centri sociali palermitani, anziché condannare la violenza senza se e senza ma, ha legittimato l’aggressione e, durante il corteo antifascista che si è svolto sabato scorso nel capoluogo siciliano, lo scotch è diventato perfino uno simbolo.

No, questo non è antifascismo. Ma è pericolosa stupidità e assurda ossessione. Sì, da un lato c’è l’idiozia di un’insegnante che – abusando di uno dei leitmotiv dell’estremismo di sinistra – ritiene che la polizia sia fascista. Dall’altro, l’ossessione che l’ideologia mussoliniana sia ancora così forte in Italia da attentare al sistema democratico.

Due luoghi comuni che generano violenza, fisica e/o verbale. E questa gente va contrastata così come ci si batte legittimamente contro ogni pensiero xenofobo, omofobo, ecc. Guai a sminuire le parole dell’insegnante; guai a confondere la vittima con il carnefice, come si è tentato di fare a Palermo. Anche gli antifascisti violenti sono nemici della democrazia e della libertà. E lo Stato non può tollerare che serpeggi l’odio nei centri sociali – a Palermo, in uno di questi, c’è perfino un servizio doposcuola per i bambini – né che un’insegnante possa tranquillamente tornare a scuola dopo avere augurato la morte ai poliziotti e affermato che un giorno potrebbe spararci contro.

L’auspicio è che il prossimo governo faccia di tutto per contrastare ogni forma di estremismo, che sia nera o rossa, partendo dalla chiusura di quei centri sociali dove si legittima la violenza e prendendo duri provvedimenti contro qualsiasi persona che inneggi alla violenza e che, al contempo, ricopra un ruolo pubblico. Bisogna essere anche severi per tutelare la società dai pericoli causati dai pensieri folli.