Il giorno dopo la notizia dell’espiazione della pena per Annamaria Franzoni, condannata nel 2008 a 16 anni di reclusione per l’omicidio del figlio Samuele di 3 anni nel 2002, è emerso che la donna, nella prima settimana di novembre, insieme ai familiari, ha soggiornato per alcuni giorni nella villetta in frazione Montroz dov’è avvenuto il dramma.
La Franzoni in quel periodo era già tornata in libertà da alcune settimane.
Sulla fine della pena della donna è intervenuto anche Carlo Taormina, l’avvocato che l’ha assistita. Intervento ai microfoni de L’Italia S’è Desta su Radio Cusano Campus, il legale ha affermato: “Oggi il caso non è chiuso nell’opinione pubblica che ancora si divide tra innocentisti e colpevolisti. Questo è il frutto di quanto fatto sul piano mediatico che è stato secondo me importante e necessario. La pubblica accusa sferrava attacchi mediatici in modi forti ed incisivi per cui, come accade nei tribunali, serviva una controffensiva mediatica della difesa. Questo era necessario. Alla lunga si è capito che i processi mediatici devono essere fatti. Del resto, se l’accusa attacca mediaticamente la difesa non può che fare altrettanto. Esiste un processo nelle aule ed uno nelle televisioni. Quest’ultimo ha un’importanza molto forte. Questa giustizia non funziona, l’80% degli italiani non ha fiducia nella magistratura. Se non ci fossero giornalismo d’inchiesta e mediaticizzazione dei processi chi controllerebbe questi magistrati che fanno il bello ed il cattivo tempo?“.
Taormina si è poi preso il merito del fatto che, insieme agli italiani che pensano che sia colpevole e che abbia trascorso pochi anni in carcere, ci sono quelli che la ritengono innocente: “È vero che ci sono stati altri avvocati ad assisterla. Il processo di primo e secondo grado l’ho fatto io ed ho fatto tre scelte fondamentali. La prima è stata quella del giudizio abbreviato che ha evitato l’ergastolo. La seconda è stato chiedere le attenuanti generiche con il processo d’appello e la terza è stato chiedere la perizia psichiatrica. Tutto ciò ha portato ai 16 anni di cui 3 condonati. A volte gli avvocati fanno i miracoli. Insomma, uccidere un figlio e fare dieci anni, cosa che dal punto di visto sociologico si può discutere, sul piano giudiziario per un avvocato è un miracolo“.
Per Taormina, comunque, “la Franzoni rimane innocente. I magistrati non hanno fatto il loro dovere in quel processo non approfondendo le piste alternative. È stata condannata sulla base di un materiale probatorio assolutamente inadeguato e mai più utilizzato successivamente. Una pista alternativa l’ha indicata la famiglia. Ho anche un documento scritto nel quale risulta questa cosa. Ho cercato di capire, sulla base del materiale probatorio che si acquisiva, se ci fossero le conferme di quelle affermazioni della famiglia“.
Ai microfoni della Zanzara, invece, Carlo Taormina ha raccontato la Franzoni deve ancora pagarlo: “Sono circa 400mila euro che devo avere. Adesso che succede? E che devo fare? Aveva la villetta di Cogne sulla quale avrei voluto fare il pignoramento, ma non è stato possibile. La rivendevo, che mi importa. La rivendevo all’asta dello Stato e buonanotte. Non posso neppure rivalermi sui suoi conti correnti, perché ho visto che non c’ha una lira. Praticamente m’ha fregato. Avere i soldi è una battaglia persa, perché la fregatura è totale“.