Lo stupro è un vile atto di violenza. Vile perché perpetrato ai danni di una vittima che non riesce ad impedirlo perché più debole del carnefice. Ed è un atto di violenza perché commesso contro la volontà di chi lo subisce. Ed è sempre così.
Per questo indigna l’intervento di Abid Jee, 24 enne di Crotone che studia Giurisprudenza a Bologna. Su facebook è entrato nel merito della vicenda della ragazza polacca violentata a Rimini da quattro magrebini e ha scritto in un post (poi rimosso) che lo stupro è “peggio ma solo all’inizio, poi la donna diventa calma ed è un rapporto normale” perché “una volta che entra il pisello la donna gode come un rapporto sessuale normale”.
Commento gravissimo e fuori luogo che ha giustamente scatenato le reazioni del web (e non solo). L’aggravante è che Abid Jee è un aspirante mediatore culturale che dal 2016 lavora per la cooperativa Lai-momo di Bologna che si occupa di immigrazione e istruzione.
La cooperativa, che ha condannato le parole del giovane, ha avviato una procedura disciplinare nei confronti del dipendente che è stato “sospeso in via cautelativa da ogni attività lavorativa” e in un post su facebook ha giustificato la sua assunzione con la “compatibilità dell’approccio professionale del candidato” dopo un periodo di prova. Anche perché, continua la coop, “non è consentito dalla normativa vigente in materia di riservatezza dei dati sensibili, effettuare accertamenti o indagini sulle opinioni personali dei collaboratori, in fase di selezione e nel corso del rapporto di lavoro“.
https://www.facebook.com/cooplaimomo/posts/355039254932004
Il contrasto alla violenza di genere dovrebbe partire anche da qui.