Luigi Di Maio e la gaffe sulle distanze. Aumenta così la lista delle figuracce che il ministro degli Esteri colleziona durante le sue apparizioni in pubblico. Serena Bortone, nel corso dell’intervista in collegamento dall’aeroporto romano, ha fatto notare che, alla spalle dell’ex capo politico del M5S, era posizionato un gruppo di persone che non rispettava la distanza di un metro.
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«Ci sono almeno 5/6 metri tra me e loro. Se vuole, misuriamo»: risponde Luigi Di Maio. Peccato che la conduttrice non si riferisse alla distanza tra lui e il gruppo, ma tra le persone che formavano un gruppo anche abbastanza corposo.
Fiero dell’arrivo di 9 milioni di mascherine dall’Arabia Saudita, il ministro non si è reso conto della brutta figura appena fatta. Ci ha pensato Serena Bortone, un po’ sconsolata e rassegnata , a spiegargli quello che era evidente agli occhi di tutti (anche del pubblico che si è scatenato un attimo dopo sui social).
«Faccia distanziare le persone dietro di lei. Anche tra di loro»: replica. Ma Luigi Di Maio non comprende e lascia tutto (e tutti) come si trova. Tuttavia non è la prima volta dall’inizio dell’emergenza sanitaria che l’ex capo politico del M5S fa una brutta figura. Ricorderemo tutti Luigi di Maio e la gaffe sulla pronuncia all’inglese di Coronavirus (‘coronavairus’).
Per ‘bocciarlo’ si è scomodato persino il presidente dell’Accademia della Crusca, il professor Claudio Marazzini, che ha scritto: «Resta discutibile e poco opportuna, ed è ascrivibile alla categoria di quello che i linguisti chiamano ‘snobismo’: avrà sentito pronunciare così da colleghi o esperti esteri, e l’ha ripetuto a sua volta in italiano».
Poi ha concluso: «Non si tratta di scegliere come si vuole, ma di attenersi a un uso stabile, consolidato e dominante. Del resto lo stesso Di Maio, dopo la campagna di stampa contro la sua pronuncia anglicizzante sembra aver cambiato strada. Credo abbia fatto bene a far così».
Probabilmente, però, più divertente della gaffe fatta all’aeroporto di Fiumicino sono i commenti degli italiani sui social, Twitter soprattutto. Non gli si può non voler bene a «Gigino», ma – a giudicare dai post – in questa occasione sono pochi a credere che sia all’altezza del ruolo che ricopre.
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