Durante il tradizionale discorso di fine anno, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è rivolto ai giovani e, in particolari, ai nati del 1999 che il prossimo 4 marzo voteranno per la prima volta, facendo un parallelismo con quelli nati nel 1899, destinati poi a combattere nelle trincee della Prima Guerra Mondiale.
Polemico il direttore del La7, Enrico Mentana.
Il giornalista, 63 anni il prossimo 15 gennaio, ha commentato così le parole del Capo dello Stato:
“Mattarella nel discorso di fine anno ha chiamato al voto i nuovi maggiorenni, ricordando che i 18enni di cent’anni fa furono richiamati al fronte della Grande Guerra. Ma perché mai, presidente, un giovane di oggi dovrebbe andare a votare? Il voto è l’esito di una presa di coscienza, di una condivisione ideale, di una adesione di interessi. Quali idee, speranze, promesse, ricette sono state messe in campo per i giovani dai vari partiti e movimenti? Nessuna. I giovani vedono una scuola fatta a misura del passato, dove l’inglese e il web non sono quasi mai il pane degli insegnanti, dove poco o niente li prepara al mondo del lavoro, un mondo che comunque tiene per loro le porte sbarrate, salvo ruoli gregari o precari, senza speranze di stabilizzazione, senza prospettive per costruire un futuro professionale e personale. Il voto è una conquista della democrazia consacrata dall’articolo 1 della costituzione, subito dopo le prime fondamentali parole: l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Ma per i giovani, nella realtà, quelle parole sono lettera morta“.
Che ne pensate?
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