Volevano colpire l’ambasciata italiana a Tripoli ma non ci sono riusciti e hanno centrato un hotel.
È successo ieri – sabato 1 settembre – e ne ha dato notizia il Libya Times.
Il primo dei due missili Grad sparati nella capitale libica, infatti, era “diretto contro l’ambasciata italiana“.
Il primo razzo ha mancato l’ambasciata “di pochi metri” e ha colpito il quarto piano dell’hotel Waddan – a cui si riferisce la foto del post – dove sono rimaste ferite tre persone.
L’altro razzo, invece, non ha causato conseguenze: ha mancato l’ufficio del premier sulla al-Sikkah Road, atterrando dall’altra parte della strada.
Ignota l’identità degli autori dei due lanci.
Secondo il giornale libico, in un contributo a firma di Elisabeth Braw, del Royal United Services Institute, “l’Italia unisce il suo impegno in politica estera all’offerta di soluzioni multiple, per pacchetti, insieme alle sue imprese ed alle sue organizzazioni non governative. Quando si tratta di ricostruire un Paese dilaniato dal conflitto, si dà da fare non solo lo Stato. Si impegnano anche le imprese italiane e le organizzazioni di volontariato. E questo vale per la Libia ma anche per altri paesi che per l’Italia sono strategicamente importanti. Grazie a questo approccio plurimo, chiamato anche diplomazia ibrida, nel corso degli anni Roma ottiene con relativamente poco denaro una serie di risultati sorprendenti […]. La Germania e gli altri paesi europei avrebbero qualcosa da imparare da questo modello”.
Intanto, continuano i combattimenti nella capitale libica. La settima brigata di Tarhuna, la formazione ribelle protagonista degli scontri degli ultimi giorni a Tripoli, ha respinto il cessate il fuoco che era stato annunciato venerdì e ha promesso di continuare a sparare “finché non ripulirà Tripoli dalle milizie“, accusate di corruzione.
Lo ha riferito il sito Libya’s Osserver.
Fonti: Televideo e Agi.it