La cronaca di oggi racconta di un uomo morto mentre lavorava. Un fatto già di per sé drammatico e che fa arrabbiare. È successo a Milano, a Palazzo Reale.
Un operaio è caduto da un impalcatura mentre lavorava all’allestimento di una mostra.
L’uomo, titolare di una ditta individuale che si occupa di allestimento di mostre, è caduto da un’altezza di 4 – 5 metri e ha battuto violentemente la testa, morendo sul colpo.
La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, ipotizzando la violazione della legge sulla sicurezza.
C’è però un elemento che non può passare in secondo piano. La vittima si chiamava Luca Lovati e aveva 69 anni (70 ad agosto).
Tra l’altro, da quanto si è saputo dalle immagini, sembrerebbe che l’uomo abbia avuto un malore che abbia poi determinato la caduta fatale e si attende l’autopsia per confermare questa causa.
Ora, al di là della passione per il restauro, cosa spinge un uomo a dovere lavorare in un’età in cui dovrebbe essere in pensione?
La risposta dovrebbe essere semplice: il bisogno. Ed è triste che ciò debba avvenire anche quando magari hai trascorso tutta la vita lavorando.
Come nel caso di un altro 69enne, Emanuele Di Paola, morto sul lavoro a Palermo nell’aprile scorso, caduto da un’altezza di 8 metri. L’operaio stava lavorando sul tetto di una palazzina quando ha perso l’equilibrio ed è caduto sull’asfalto, morendo sul colpo.
Due 69enni morti, in due punti estremi dell’Italia, mentre lavoravano. Ebbene, forse dovremmo riflettere anche sui drammi di casa nostra: sui lavoratori che hanno un’età in cui non dovrebbero più faticare e che a volte, purtroppo, perdono pure la vita.