Nell’ordinanza cautelare con cui è stato confermato il carcere per Christian Gabriel Natale Hjorth e Finnegan Lee Elder, accusati dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, il gip Chiara Gallo ha scritto che i due turisti statunitensi “erano alla ricerca di sostanze stupefacenti nel corso della serata e che entrambi avevano bevuto alcol“.
Per il Gip le condotte dei due “testimoniano la totale assenza di autocontrollo e capacità critica evidenziandone la pericolosità sociale” ed è stata rimarca la “otale inconsapevolezza del disvalore delle proprie azioni come apparso evidente anche nel corso degli interrogatori durante i quali nessuno dei due indagati ha mostrato di aver compreso la gravità delle conseguenze delle loro condotte, mostrando una immaturità eccessiva anche rispetto alla giovane età“.
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Per il Gip, inoltre, era concreto il pericolo di fuga e reiterazione del reato in relazione alle “modalità e circostanze del fatto e in particolare della disponibilità di armi di elevata potenzialità offensiva“.
Durante le indagini è poi emerso che il militare, durante l’aggressione, ha gridato: “Fermati, siamo carabinieri, basta“. Inoltre, sia la vittima che il collega Adriano Varriale avevano “avvicinato i due qualificandosi e mostrando i tesserini“.

L’arma del delitto è stato un “coltello a lama fissa lunga 18 centimetri tipo ‘Trenknife’ Kabar Camillus con lama brunita modello marine con impugnatura di anelli di cuoio ingrassato e pomolo in metallo brunito“.
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Infine, il giudice ha affermato che “il tentativo difensivo di ipotizzare una sorta di legittima difesa putativa, sostenendo di aver avuto paura la propria vita e di essersi difeso non appare compatibile con gli elementi di fatto emersi dalle indagini“, aggiungendo che “Elder Finnegan ha riferito di aver reagito accoltellando la vittima, dopo aver percepito una compressione del collo tipo strangolamento, ma di tale circostanza non vi è alcuna evidenza, non presentando lo stesso alcun segno compatibile con tale dinamica“.