
Due molotov sono state lanciate, nella notte tra venerdì e sabato, contro l’abitazione di Alessano in cui vive la famiglia del 17enne che ha confessato di avere ucciso la 16enne Noemi Durini.
I due ordigni rudimentali, però, non sono esplosi.
Come si legge su IlMessaggero.it, il padre del ragazzo ha raccontato che “se n’è accorta mia moglie, forse non erano così organizzati questi delinquenti. Adesso ci sono i carabinieri qua davanti, veglieranno su di noi“.
Si tratta di un chiaro segnale di aumento della tensione in quella che – secondo vari analisti – potrebbe culminare addirittura in una faida tra le due famiglie.
Nella casa del 17enne, tra l’altro, pochi giorni fa si è recato il padre di Noemi, Umberto Durini, urlando la propria rabbia soprattutto contro il genitore del ragazzo, accusandolo di essere l’assassino della figlia.
Si è trattata di un’accusa durissima che potrebbe essere raccolta sotto forma di testimonianza dalla Procura di Lecce.
Intanto, ieri il ragazzo è stato ascoltato sal GIP nell’interrogatorio di convalida ma il minore si è avvalso della facoltà di non rispondere, pur mostrandosi “pentito”. Il 17enne ha chiesto di essere trasferito dal centro di accoglienza minorile a una struttura in cui potere continuare i suoi studi fino al raggiungimento dei 18 anni, ovvero a dicembre.
I legali del ragazzo, Luigi Rella e Paolo Pepe, inoltre, hanno chiesto una perizia psichiatrica: da gennaio il 17enne era in cura per un disturbo di personalità schizoide tendente all’aggressività ma aveva smesso di assumere i farmaci, peggiorando le sue condizioni.