25 persone sono state arrestate a Palermo con l’accusa di mafia, estorsione, favoreggiamento e ricettazione.
L’operazione è stata eseguita dai Carabinieri, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo siciliano.
Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal GIP Fabrizio La Cascia, su richiesta del procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dei sostituti Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi e Amelia Luise.
Dalle indagini è emerso che alla guida del mandamento mafioso palermitano di Resuttana c’era una donna: Maria Angela Di Trapani, figlia di un capomafia e moglie del boss Salvino Madonia.
La donna era stata già arrestata nel 2008, dopo essere stata accusata da vari pentiti.
Per gli inquirenti, Di Trapani reggeva le sorti del clan, facendo le veci del marito, detenuto al 41bis. Nonostante questo regime, però, Madonia riusciva a dare ancora ordini.
La donna, libera dopo avere scontato 8 anni in carcere, per guidare il mandamento sfruttava i colloqui in carcere con il marito (il killer di Libero Grassi) e con i cognati Nino e Giuseppe, entrambi capimafia condannati all’ergastolo.
L’operazione di oggi, denominata Talea, ha avuto bisogno dell’impiego di oltre 200 carabinieri, con l’ausilio di 2 elicotteri e 5 unità cinofile.
Le indagini hanno messo anche in evidenza come si continui, a Palermo, ancora a pagare il pizzo, soprattutto nel centro cittadino: negozianti, titolari di ristoranti, imprenditori impegnati nelle ristrutturazioni di edifici. Chi non paga, viene intimido con l’attak nelle saracinesche e con attacchi incendiari.
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