Tra gli over 30 è credenza comune: “Non vedrò mai la pensione”. E per la maggior parte di loro si tratta di una triste verità, di una affermazione fatta con cognizione di causa.
La colpa non è soltanto del precariato, ma anche delle risicate remunerazioni. Perché, lo sappiamo tutti, il trattamento pensionistico dipende dai contributi versati e questi ultimi sono proporzionati alla busta paga. Ma non è solo questo il problema.
Ad allontanare la pensione è anche la questione della cosiddetta anzianità contributiva che non sempre corrisponde perfettamente agli anni lavorativi.
Per essere certi che ai 12 mesi lavorativi corrisponda (ai fini pensionistici) un anno di contributi è necessario percepire almeno 200,76 euro a settimana (10.439,52 euro all’anno).
Si tratta di un parametro fissato ogni anno e che per legge deve essere pari almeno al 40% della pensione minima Inps.
E questo ‘compenso minimo’ risulta essere uno degli ostacoli maggiori per il raggiungimento della pensione. Sono tantissimi i lavoratori, anche non più giovani, che non arrivano a questa soglia.
Per capire quante settimane si perdono ai fini della pensione, basta fare questo semplice calcolo: dividere la retribuzione lorda annua per l’importo minimo di 200,76 euro.
Il risultato non sarà altro che il numero di settimane dell’anno coperte dalla pensione di anzianità.