Agire in gruppo, accerchiare la vittima designata, legarla, incappucciarla, pestarla a sangue, filmare l’azione violenta e inviare una rivendicazione alla stampa non si può che classificare come un atto terroristico.
Ed è assolutamente irrilevante che l’obiettivo dei terroristi sia stato un estremista con la fedina penale sporca. Anzi, mettere in risalto quanto commesso da Massimo Ursino è un modo subdolo per giustificare e, peggio, legittimare la violenza commessa da appartenenti ai centri sociali della città.
A tal proposito, sono state scioccanti le parole pronunciate da tale Giorgio Martinico, “portavoce” di Anomalia e di altre realtà dell’estrema sinistra palermitana.
Costui ha avuto la faccia tosta di raccontare ai giornalisti e, quindi, all’Italia intera che «difenderemo e saremo solidali verso gli autori, offrendo loro supporto materiale e legale» e che «chi ha portato avanti una campagna d’odio e provocazione, andando in giro a fare il bullo, si sarebbe dovuto aspettare una reazione del genere».
In poche parole, questo “complice morale” dell’aggressione a Massimo Ursino non solo ha manifestato la propria solidarietà verso i terroristi ma ha anche affermato che l’esponente di Forza Nuova se l’è cercata.
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