Torna l’incubo della peste. Questa volta la cosiddetta Morte Nera fa capolino in America. Tre i casi sono stati isolati e curati nel Nuovo Messico nella Contea di Santa Fe all’inizio dell’estate. Si tratta di un 63enne e di due donne di 62 e 52 anni che fortunatamente sono guariti.
Qualche giorno fa, invece, i dipartimenti della Salute del distretto di Navajo e di Coconino hanno diffuso la notizia del ritrovamento di tre pulci infette su alcuni cani della città di Taylor in Arizona negli Stati Uniti, e hanno invitato le popolazioni locali a prendere precauzioni e ad evitare contatti con gli animali che potrebbero veicolare la malattia agli esseri umani come cani, roditori, conigli e i loro predatori.
Inoltre raccomandano vivamente di andare in ospedale ai primi sintomi perché la tempestività della cura a base di antibiotici è vitale per evitare complicazioni. Sintomi che, molto spesso però, vengono scambiati per quelli di una banale influenza: febbre, mal di testa, brividi e debolezza, linfonodi gonfi e doloranti.
Tuttavia, se da noi fanno notizia, in America i casi di peste non destano particolare preoccupazione perché negli USA (contrariamente a quanto successo in Europa) questa malattia non è mai stata debellata e ogni anno si verificano dei casi che si risolvono positivamente.
Ma perché la peste è ancora presente in America? Perché è veicolata dalle pulci che non sono poi così rare, soprattutto nella parte occidentale degli Stati Uniti dove il caldo e l’aridità di alcune zone creano l’habitat favorevole per il proliferare di questi insetti.