Prevenzione dell’evasione fiscale e contrasto al riciclaggio di denaro. Sono queste le motivazioni alla base delle restrizioni italiane che riguardano la circolazione di contanti, che siano versamenti o prelievi.
Ecco cosa è bene sapere per evitare di attirare l’attenzione della Agenzia delle Entrate e di pagare sanzioni che possono essere davvero salate.
Dal 2016 non si possono effettuare pagamenti in contanti che superino la somma di 3mila euro. In questi casi è necessario usare strumenti tracciabili come bonifici bancari, assegni non trasferibili, bonifici postali, carta di credito o bancomat. Tuttavia, si può usare il denaro liquido per somme superiori se queste vengono divise in più rate (che devono comunque rimanere entro il tetto dei 3mila euro). Per i trasgressori, dal luglio 2017 sono aumentate le multe: dai 3mila ai 5mila euro.
Non ci sono limiti, invece, per quanto riguarda i versamenti sul proprio conto. Il contribuente, però, deve tenere nota della provenienza dei soldi fino al 31 dicembre del quinto anno successivo alla presentazione della dichiarazione dei redditi. Il fisco, infatti, può chiedere spiegazioni fino a quella data.
Totale libertà anche per quanto riguarda i prelievi, eccezion fatta per gli imprenditori che dovranno dimostrare il soggetto beneficiario del prelievo per somme superiori ai mille euro giornalieri e a 5mila mensili.
Se non si rispettano queste regole, si rischia un accertamento fiscale da parte della Agenzia delle Entrate.