La pressione fiscale in Italia scende al 42,9% del Pil nel 2016, rispetto al 43,3% del 2015.
Una diminuzione che non migliora di molto la qualifica nella classifica Ocse.
Il Belpaese, secondo quanto riporta il Sole24ore, resta comunque nella parte alta della classifica dell’Organizzazione parigina, confermandosi alla sesta posizione fra i paesi dell’area dopo Danimarca (45,9%), Francia (45,3%), Belgio (44,2%), Finlandia (43,1%) e Svezia (44,1%).
A certificarlo è l’Ocse nel rapporto annuale Revenue Statistics dei 35 Paesi membri.
Noi italiani, dunque, paghiamo tanto quanto gli svedesi. Nonostante stessa qualità e numero di servizi sia ben diverso, in difetto.
Sulla base del reddito nazionale lordo, la tassazione pro-capite nel 2015 in Italia ammontava a 16.133 dollari a parità di potere d’acquisto, circa 2mila dollari più della media Ocse (14.376 dollari), in aumento dai 15.775 dollari del 2014 e dagli 11mila del 2000.
L’Italia è il Paese Ocse che fa più ‘cassa’ con la tasse, prosegue il rapporto, secondo il quale in Italia la percentuale di entrate fiscali sul totale delle entrate del Governo nel 2015 si attesta al 91,4%, contro una media Ocse dell’82%.
In percentuale è il livello più alto tra i 35 Paesi dell’organizzazione di Parigi, seguita dal 90,5% della Nuova Zelanda e dall’87,3% della Spagna.
Complessivamente sono 23 i Paesi dell’Ocse che si attestano tra l’80% e il 90%, mentre quello con la percentuale più bassa è il Messico con il 68,6%. Nel 2000 la media dei Paesi Ocse era all’83,8% e l’Italia al 91,6%, sempre nettamente prima.