Primogeniti intelligenti, secondogeniti piantagrane. E la causa non sarebbe biologica, bensì di natura educativa.
Lo hanno dimostrato due studi diversi. Uno è quello dell’Università di Edimburgo e pubblicato sul “Journal of Human Resources” che ha preso in esame cinquemila bambini, l’altro è stato condotto dal MIT su un campione di circa due milioni persone provenienti da Danimarca e Florida e nate tra gli anni Ottanta e i primi anni Duemila.
Entrambe le ricerche concordano su alcuni punti. Con i primogeniti i genitori dedicano più tempo ad attività intellettivamente stimolanti come la lettura, la musica e le attività manuali. Il secondo figlio, invece, è meno seguito e nei suoi confronti si è più permissivi.
Il primo figlio, inoltre, svilupperebbe molto presto il senso di responsabilità perché diventa una sorta di tutor dei fratelli minori. Il secondogenito, invece, svilupperebbe maggiormente il lato irrazionale proprio in virtù del fatto che il suo modello non è più il genitore, ma un altro bambino (il fratello, appunto).
Infine la “novità” del primo figlio porterebbe i genitori ad essere più attenti e rigorosi nei propri comportamenti rispetto all’arrivo del secondo figlio quando si abbandonerebbero, invece, a qualche trasgressione (un bicchiere o una sigaretta in più).
Secondo la dottoressa Ana Nuevo-Chiquero, del dipartimento di Economia, dell’Università di Edimburgo “questi cambiamenti nei comportamenti genitoriali nei confronti dei figli possono cambiare anche la loro resa futura sul lavoro“.
E difatti, sembra che i primogeniti diventino facilmente uomini e donne ambiziosi, di successo e con stipendi più che dignitosi, mentre i fratelli minori (in particolare i maschi) pare abbiano una maggiore probabilità di mostrare comportamenti problematici se non addirittura delinquenziali.