La campagna elettorale in vista del voto del 4 marzo ha come tema rovente anche quello dell’immigrazione.
Da un lato, infatti, abbiamo chi sostiene che bisogna limitare – o meglio bloccare – i flussi migratori anche per assicurare sicurezza ai cittadini italiani; dall’altro chi, invece, ritiene il principio dell’accoglienza e dell’integrazione essenziale per il quieto vivere.
Ebbene, grazie a un articolo pubblicato su Libero, c’è un elemento che va inserito in questo dibattito: la conta delle azioni criminali commesse dagli immigrati.
Ora, basandoci sui dati del 2015 – gli ultimi definitivi – i reati commessi dagli immigrati sono stati 270.216 e nel 22% dei casi (58.555) gli autori sono stati cittadini romeni, seguiti da marocchini (15%) e albanesi (10%).
Tuttavia, fa notare il giornalista Fausto Carioti, “questi numeri dicono poco, perché, dopo quella italiana, le cittadinanze romena, albanese e marocchina sono anche le più rappresentate” in Italia.
Quindi, elaborando i dati ISTAT di pubblico dominio (come ha fatto il quotidiano Libero), incrociando il numero dei reati divisi per Paese di provenienza degli autori e le cittadinanze degli immigrati presenti in Italia, si è giunti ad un’altra classifica.
Ovvero, i ‘peggiori’ immigrati provengono dal Gambia, piccolo Stato africano con 1,7 milioni di abitanti: 3.306 gambiani risultavano presenti sul suolo italiano nel 2015 e 2.455 reati sono stati ascritti dalle forze dell’ordine a chi proveniva da quel Paese, 831 legati al traffico di droga. Insomma, il tasso è di 743 reati ogni 1000 individui.
“Il rapporto scende a 306 se si considerano i cittadini del Gambia presenti il primo gennaio del 2016 (il loro numero è cresciuto molto durante il 2015) – ha aggiunto il giornalista di Libero – ma non cambia l’ assegnazione del primo posto“.
Dopo i gambiani, ci sono gli immigrati del Mali, altro Paese africano: 6.245 censiti e 1.332 reati (213 delitti ogni 1000 persone).
Al terzo posto, poi, troviamo i tunisini: 187 reati ogni 1000 persone, soprattutto legati alla droga e ai furti.
Seguono somali, algerini, bosniaci, nigeriani, afghani, serbo-montenegrini e senegalesi.
Altro dato interessante è la propensione a delinquere delle varie nazionalità: i filippini, la sesta comunità italiana, hanno un tasso di delitti di appena 5 ogni 1000 abitanti.
“Un governo e un parlamento non ideologizzati userebbero questi indicatori per selezionare gli immigrati da accogliere, anziché predicare una politica delle porte aperte indiscriminata”, conclude il giornalista.