Cronaca Social

Reddito di cittadinanza del M5S: cos’è, i requisiti e gli obblighi

Molti analisti sostengono che il cappotto del Movimento Cinque Stelle al Sud sia anche e soprattutto conseguenza della promessa del reddito di cittadinanza. Ecco cos’è.

Molti analisti sostengono che il cappotto del Movimento Cinque Stelle al Sud sia anche e soprattutto conseguenza della promessa del reddito di cittadinanza.

Di conseguenza, se Sergio Mattarella dovesse dare un incarico esplorativo a Luigi Di Maio e questi dovesse riuscire a trovare una maggioranza parlamentare che sostenga un suo governo, il Movimento Cinque Stelle non potrebbe esimersi dall’approvazione – e anche in tempi brevi – del reddito di cittadinanza.

COS’È IL REDDITO DI CITTADINANZA

Sul sito del Movimento Cinque Stelle si può scaricare un documento di due pagine in cui è spiegata per filo e per segno la proposta di assistenzialismo.

Dice il Movimento Cinque Stelle: “Se la nostra proposta sarà approvata, ben 9 milioni di italiani avranno diritto al reddito di cittadinanza, cioè tutti coloro che non hanno reddito o hanno redditi molto bassi. E questo vale per i componenti di tutta la famiglia: una famiglia di 4 persone può arrivare a percepire anche 1950 euro. Naturalmente esenti da tasse, ed esenti anche da pignoramenti“.

Un esempio concreto: “Una famiglia di tre persone, con genitori disoccupati a reddito zero e figlio maggiorenne a carico: il reddito di cittadinanza per la famiglia sarà pari a 1560 euro al mese. Una coppia di pensionati con pensioni minime da 400 euro ciascuno: il reddito di cittadinanza sarà pari ad altri 370 euro per la coppia, come integrazione al reddito“.

I REQUISITI

Per potere richiedere il reddito di cittadinanza, sono sufficienti questi requisiti:

  • Avere più di 18 anni;
  • Essere disoccupato o inoccupato;
  • Percepire un reddito di lavoro inferiore alla soglia di povertà;
  • Percepire una pensione inferiore alla soglia di povertà;

Per intenderci, la soglia di povertà in Italia, per nuclei familiari composti da un unico individuo è di 780 euro.

COSA FARE DOPO?

In caso di ricezione del reddito di cittadinanza, però, ci sono alcune regole da seguire:

  • Iscriversi presso i centri per l’impiego e rendersi subito disponibili a lavorare;
  • Iniziare un percorso per essere accompagnato nella ricerca del lavoro dimostrando la reale volontà di trovare un impiego;
  • Offrire la propria disponibilità per progetti comunali utili alla collettività (8 ore settimanali);
  • Frequentare percorsi per la qualifica o la riqualificazione professionale;
  • Effettuare ricerca attiva del lavoro per almeno 2 ore al giorno;
  • Comunicare tempestivamente qualsiasi variazione del reddito;
  • Accettare uno dei primi tre lavori che verranno offerti.

Inoltre, “se hai un lavoro a tempo pieno, ma sei sottopagato, avrai diritto all’integrazione del reddito. La nostra legge ha pensato a te: prevede infatti anche l’introduzione di un salario minimo contrattuale. Nessuno potrà più essere pagato meno di 9 euro l’ora! Se invece hai un lavoro part time, il tuo salario sarà integrato fino ad arrivare a 780 euro al mese“.

IMPRESE

Il M5S prevede anche degli incentivi per le imprese:

  • Incentivi per le aziende che assumono chi ha reddito di cittadinanza;
  • Laboratori per la creazione di nuove imprese nei centri per l’impiego;
  • Concessione di beni demaniali per le start up innovative;
  • Concessione delle terre demaniali abbandonate per progetti di recupero agricolo.

COPERTURA FINANZIARIA

Infine, sulla critica sull’assenza delle coperture, ecco cosa sostiene il M5S: “La legge sul reddito di cittadinanza ha tutte le coperture in regola: è stata infatti vidimata (“bollinata”) dalla Ragioneria dello Stato. Le coperture, quasi 16 miliardi di Euro, sono state avvalorate anche dall’ultimo rapporto ISTAT. E sono coperture che non fanno male ai cittadini: i soldi non vengono da sanità, scuola o nuove tasse. Abbiamo preferito cercare risorse da gioco d’azzardo, banche, compagnie petrolifere, grandi ricchezze e tagliare dai finanziamenti per i giornali o le spese della politica“.