La fase 2 è diventata sinonimo di rincari Covid. La crisi economica scaturita dal lockdown forzato ha portato i commercianti – che hanno riaperto da qualche giorno – ad alzare i prezzi di prodotti e servizi. Un caffè al bar, a Milano, adesso costa mediamente 1,30 euro. Un’evidenza che ha fatto storcere il naso ai consumatori, la maggior parte in difficoltà perché con lavori sospesi e aiuti al reddito in ritardo.
Pare, infatti, che alcuni locali di Milano abbiano alzato i prezzi di caffé e cappuccino. Il primo, normalmente a 90 centesimi, è salito a un euro; il secondo è passato da 1,30 a 1,40. In centro, poi, un espresso può arrivare a picchi di due euro.
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Il Codacons, attraverso il presidente Carlo Rienzi, ha mandato un messaggio agli italiani: «Speriamo si tratti di situazioni isolate e che gli esercenti di Milano non decidano in massa di ritoccare i listini per rifarsi dei minori guadagni e dei costi di sanificazioni dei locali».
L’allarme rincari Covid riguarda tutta Italia, da Nord a Sud. Situazione simile a Firenze, dove una tazzina di caffè è arrivata a costare anche 1,70 euro. Non cambia molto se guardiamo al listino di parrucchieri ed estetisti.
Ed ecco che arriva la ‘spiegazione’. Il titolare di un famoso salone di piazza Navona a Roma ha dichiarato che ci sono «nuovi costi» per «asciugamani monouso, igienizzanti, mascherine, guanti, grembiuli usa e getta». E ha aggiunto: «Decideremo se inserire una voce ad hoc nel conto, ma si tratta di pochi euro».
Nulla di buono nemmeno per i generi alimentari, quelli di prima necessità. Ad aprile, l’Istat ha registrato un aumento medio dei prezzi del 2,8%. Per il Codacons, la fase 2 porterà a un aumento dei costi – in media – di 536 euro a famiglia.
I fattori che hanno portato a questa situazione sono due: la chiusura prolungata degli esercizi commerciali e i costi di gestione per garantire la sanificazione e il rispetto delle misure anti-Coronavirus. Da non sottovalutare anche il calo dei clienti e, conseguentemente, dei profitti.
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