Prima ci fanno sapere che era innamorata di un noto ergastolano, deceduto dopo un incidente. Poi smentiscono. Troppo facile così. Adesso che quel signore poi è morto e non può confermare o smentire anche lui. Poi non c’è nulla di più volgare di cercare di essere protagonista del gossip da condannata, in carcere da assassina.
A dirlo però è direttamente Diego Soddu, l’avvocato difensore dell’autrice della strage di Erba, che ha smentito su Oggi il presunto innamoramento della sua assistita per l’ergastolano Marco Alberti, investito da un auto e ucciso ai bordi della statale vicino a Corsico (Milano) poche settimane fa mentre era in semi-libertà.
La Bazzi che sta scontando l’ergastolo nel carcere di Bollate assieme al marito Olindo Romano, complice nell’omicidio, la cui dinamicità è da mesi messa in discussione da una serie di servizi de Le Iene di Antonino Leone che rischiano di riaprire il caso, non tanto per la dinamica, quanto per una serie di palesi errori giudiziari.
In tutto ciò l’avvocato fa sapere che il rapporto tra la sua assistita e il carcerato moto poche settimane fa: «È una stupidata. Io vorrei sapere chi mette in giro queste bugie che servono solo a far male alle persone». Soprattutto le ultime tre parole fanno ridere, visto che stiamo parlando di una persona che male lo ha fatto veramente e che pretende, dopo quello che ha fatto a una famiglia e in particolare a un bambino, che non si parli più di lei. Una richiesta un po’ esagerata.
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L’avvocato continua a precisa re che la sua cliente «lavorava con Alberti in una cooperativa di lavorazione del cuoio che si trova all’interno della casa circondariale». E la Bazzi fa aggiungere: «Il lavoro che facevo l’ho scelto perché me lo ha proposto il carcere, non certo per amore».
Ok, ma ancora tante cose restano poco chiare. Un mistero dentro il mistero della strage di Erba che ancora non ha avuto delle motivazioni ufficiali, se non legate a una pessima convivenza tra vicini di casa. Intanto, sempre l’avvocato fa sapere che «il 3 febbraio prossimo è stata fissata l’udienza in Corte d’Assise a Como per stabilire l’analisi dei reperti rimasti dopo l’illecita distruzione avvenuta ad opera di un cancelliere del tribunale e l’accesso ai server delle intercettazioni, in modo che si possa capire che fine abbiano fatto le telefonate registrate e scomparse della coppia come quelle dell’unico testimone della strage, oramai defunto, Mario Frigerio». Il caso, quindi non è ancora definitivamente chiuso.
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