Al Festival di Sanremo c’è stato il monologo contro la violenza sulle donne della giornalista palestinese, con cittadinanza israeliana e italiana, Rula Jebreal che, insieme a Diletta Leotta, ha affiancato il conduttore Amadeus.
«In questo Paese magnifico che mi ha accolto – ha detto Rula – negli ultimi 3 anni sono state oltre tre milioni le donne che hanno subito abusi sessuali sui posti di lavoro; negli ultimi tempi ogni tre giorni è stata uccisa una donna; sei donne solo la scorsa settimana; nell’80% dei casi il carnefice ha le chiavi di casa. È invece possibile raccontare l’amore, rispetto, l’affetto e la cura».
Citando le canzoni di Francesco De Gregori, Vasco Rossi e Franco Battiato, Rula Jebreal ha affermato: «Lo dobbiamo a loro, lo dobbiamo a tutti noi, e lo dobbiamo anche agli uomini perbene».
Uomini a cui la giornalista ha chiesto: «Lasciateci essere quello che siamo e che vogliamo essere. Impegnatevi insieme a noi quando qualcuno ci chiede ‘lei cosa ha fatto per capitarle quello che è accaduto?’».
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La giornalista 46enne ha raccontato anche il suo dramma personale vissuto con la morte della madre, che si è tolta la vita dopo anni di violenze e soprusi, dicendo: «Sono stata scelta stasera per celebrare la musica e per celebrare le donne. Il senso è nelle domande giuste, nelle parole giuste. Che non si chieda mai più a una donna che è stata stuprata ‘come era vestita lei quella notte?’».
In platea all’Ariston c’era anche la figlia di Rula Jebreal, che si è commossa per le parole pronunciate dalla madre: «Non vogliamo più essere vittime, un accessorio, una quota. Noi donne dobbiamo essere libere nello spazio e nel tempo, dobbiamo essere silenzio e rumore, vogliamo essere musica».
Infine, la meritata standing ovation per la giornalista.
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