All’interno della luna c’è molta più acqua di quella che possiamo immaginare.
Lo sostiene una nuova analisi dei dati satellitari.
Si tratta di una scoperta inaspettata che fornisce agli scienziati nuove intuizioni sulla struttura interna della luna e sprona a compiere future missioni.
Per lungo tempo, infatti, abbiamo pensato che la luna fosse completamente asciutta.
Sulla sua superficie si è sempre contraddistinto un ambiente super – polveroso, senza atmosfera, con temperature estreme e priva della gravità necessaria per soddisfare la comparsa di molecole d’acqua.
Studi recenti, tuttavia, hanno scoperto diversi tipi di acqua lunare.
Nel 2009, ad esempio, la NASA ha deliberatamente schiantato la sonda LCROOS sul polo sud della Luna, scoprendo la presenza di ghiaccio nei detriti.
I ricercatori, però, pensavano che tali depositi di ghiaccio fossero il risultati di forze esterne, come i venti solari che attraversano la superficie e danno luogo a reazioni chimiche adeguate alla loro creazione.
Gli astronauti delle varie missioni Apollo, tra l’altro, hanno riportato sulla terra campioni geologici provenienti da varie parti della superficie della Luna e nel 2008 sono stati riesaminati, rilevando la presenza di tracce d’acqua.
“Restava da verificare se questi campioni riflettevano le condizioni generali della Luna o rappresentavano piuttosto delle regioni ricche di acqua eccezionali“, ha sottolinea Ralph Milliken, membro della Brown University di Providence e coautore dello studio pubblicato su Nature.
Utilizzando dei dati satellitari, i due ricercatori hanno messo in evidenza che dei depositi vulcanici contenevano delle quantità eccezionalmente elevate di acqua, provenienti dagli abissi della Luna.
“Questi giacimenti ricchi di acqua sono ripartiti sull’intera superficie, il che prova che l’acqua trovata nei campioni di Apollo non costituisce un caso unico“, ha spiegato Ralph Milliken.
L’ipotesi più ampiamente diffusa sull’origine della formazione della Luna è quella di una enorme collisione fra la Terra e un corpo celeste delle dimensioni di Marte, poco dopo la formazione del sistema solare.
Questa scoperta fa sorgere spontanea una domanda: come ha potuto l’idrogeno necessario alla formazione dell’acqua sopravvivere alle temperature estreme indotte dall’impatto?
Secondo lo studio, i giacimenti contengono poca acqua (meno di 0,05%), ma sono enormi, potendo raggiungere fino a 1.000 km2.
L’astro sarebbe pertanto “sorprendentemente ricco di acqua” secondo i ricercatori.
Una scoperta che potrebbe avere una applicazione concreta nell’avvenire: “l‘acqua potrebbe essere utilizzata come risorsa in situ nel corso di una futura esplorazione“, secondo Shuai Li, altro autore dello studio.