L’epicentro della pandemia da Coronavirus ha ufficialmente detto stop al commercio di animali selvatici. Non si potranno più mangiare, ma c’è di più: il rispetto verso queste creature sarà quasi totale.
Vietata ogni forma di caccia, a eccezione delle misure volte «alla ricerca scientifica, alla regolamentazione della popolazione, al monitoraggio dell’epidemia e ad altre circostanze speciali», a dichiararlo sono le istituzioni cinesi.
Introdotti severi controlli sugli allevamenti. Wuhan sottoscriverà anche un programma più ad ampio raggio per offrire agevolazioni a chi passa alla coltivazione di frutta e verdura. C’è anche la possibilità di allevare polli e maiali.
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Le origini della pandemia da Coronavirus sono ancora oggetto di indagini, ma il sospetto che il focolaio sia partito dall’Huanan Seafood Wholesale Market (che includeva anche un reparto per la vendita di animali vivi, cicale, scorpioni e altri) è molto elevato. Tanto da indurre le autorità a chiuderlo nel mese di gennaio.
Nel complesso, i ricercatori concordano sul fatto che il Coronavirus sia arrivato all’uomo attraverso un salto di specie, uno spillover. Il mondo intero ha quindi fatto pressioni alla Cina affinché certe pratiche venissero interrotte.
Per ogni animale salvato pare ci sia un risarcimento. 88 dollari per ogni istrice, 84 per lo zibetto; 11 dollari al chilo per il ratto di bambù e 17 per il cobra, il sonaglio reale o altri serpenti; ogni oca selvatica e ogni cervo valgono 345 dollari.
Stop al commercio di animali selvatici. A febbraio, la Cina ha imposto un divieto temporaneo senza precedenti su tutto il territorio nazionale, includendo anche le specie esotiche allevate nelle fattorie. Adesso Wuhan lo conferma e rimarrà in vigore per almeno cinque anni. Divieti simili sono in atto a Pechino, Shenzhen e Zhuhai, ma sono permanenti.
Peter Li, esperto in politica cinese della Humane Society International, ha dichiarato: «Il divieto di Wuhan sul consumo di fauna selvatica è estremamente gradito e visto come un chiaro riconoscimento di un rischio per la salute pubblica, ma fra cinque anni non ci sarà un pericolo ridotto. Abbiamo bisogno di una sinergia a livello mondiale per scongiurare il commercio di animali selvatici».
Un enorme passo avanti quello appena fatto che ha ripercussioni importanti anche in ottica animalista. Finalmente almeno 14 specie, in futuro si spera anche di più, sono al sicuro e potranno continuare a vivere.