C’è chi ha preso la cosa a ridere in rete definendo la situazione come «L’amore ai tempi del 41 bis». Ma se non si parlasse di una doppia tragedia, una a corpi freddi e l’altra a singolo corpo caldo, ci sarebbe da ridere.
Vi ricordate di Rosa Bazzi, la donna condannata per essere con il marito, Olindo Romano uno degli assassini della strage di Erba? Dopo un’inchiesta de Le Iene – che appoggia il lato innocentista dei due condannati, creando non poche polemiche – di Antonino Monteleone, abbiamo imparato che Rosa Bazzi da tempo non era più innamorata di quello che tecnicamente è ancora il marito ma si era invaghita di un altro uomo. Un altro ergastolano. Bene. Quel nuovo amore è morto. Ucciso. Si chiamava Marco Alberti e il 16 dicembre è stato investito da un auto. Forte il dolore per la donna, che si illudeva presto o tardi di potersi rifare una vita in qualche maniera. Ma il destino è stato crudele con Rosa anche questa volta.
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Marco Alberti, detto Mirko, originario di Verona, era stato condannato all’ergastolo per un omicidio compiuto nel 1998. Chi lo ha investito è un ragazzo di 30 anni che, dopo l’incidente, si era fermato a soccorrere l’uomo ma il suo intervento è stato del tutto inutile. Alberti è morto in ospedale a causa delle gravi ferite procurategli dall’impatto con l’auto. Marco Alberti poteva uscire durante il giorno, con l’obbligo di rientro in carcere in orario serale.
Intanto, è stata convocata per il 3 febbraio prossimo davanti alla Corte d’Assise di Como l’udienza in cui i giudici dovranno pronunciarsi sull’atto di opposizione presentato dalla difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi contro il ‘no’ della stessa Corte a nuove analisi su alcuni reperti mai esaminati.
Lo scorso anno la stessa Corte aveva rigettato la richiesta dei difensori di analizzare i reperti, considerati ininfluenti.
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Si tratta di campioni biologici conservati dai Ris di Parma e di un telefono cellulare nell’ufficio corpi di reato del Tribunale di Como.
Contro quella decisione i legali dei due coniugi condannati in via definitiva all’ergastolo avevano proposto ricorso per Cassazione. La Suprema Corte si era pronunciata il 28 novembre scorso, rinviando la richiesta alla Corte d’Assise di Como, ritenuta competente. I legali contano ancora di poter arrivare a presentare un’istanza di revisione del processo per gli omicidi di via Diaz a Erba in cui morirono, nel dicembre 2006, Raffaella Castagna, il figlio Youssef, la madre Paola Galli e la vicina Valeria Cherubini.
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