Dopo sei anni di silenzio, si potrebbe riaprire il caso della strage di Erba.
I Giudici della Corte d’Appello di Brescia, infatti, hanno dato l’ok all’analisi di alcuni reperti mai esaminati.
Il prossimo 16 gennaio verranno nominati i periti incaricati eseguire gli accertamenti con la formula dell’incidente probatorio e verrà anche chiarito ad essere esaminati saranno tutti i reperti.
Le nuove prove che potrebbero rimettere in discussione la condanna all’ergastolo per Rosa Bazzi e il marito Olindo Romano sono sette: un capello trovato sulla felpa del piccolo Youssef, un accendino che si trovava sul pianerottolo e con il quale potrebbe essere stato appiccato l’incendio, un mazzo di chiavi della casa di Raffaella Castagna, il giubbotto di Valeria Cherubini, il cellulare della Castagna, una macchia di sangue sul terrazzino, l’audio di una intercettazione tra Rosa e Olindo.
Il 16 gennaio in aula ci sarà anche Azouz Marzouk, il papà di Youssef che ora si trova in Tunisia: “per ragioni di giustizia” ha fatto sapere il suo legale.
La strage di Erba si consumò l’11 dicembre del 2006. Morirono a colpi di coltello e di spranga (e poi furono bruciati dall’incendio appiccato dagli assassini, probabilmente per cancellare eventuali prove) Raffaella Castagna, suo figlio Youssef, sua madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Mario Frigerio, marito della Cherubini, riuscì a salvarsi grazie ad una malformazione alla carotide che gli permise di non dissanguarsi velocemente e di essere soccorso in tempo.
Del delitto fu dapprima accusato (e poi scagionato) Azouz Marzouk. Poi finirono in carcere i vicini Rosa e Olindo grazie anche alla testimonianza di Frigerio. Il 3 maggio del 2011 la Cassazione li condannò definitivamente all’ergastolo.
Dopo una prima ammissione, i coniugi Romano si sono sempre dichiarati innocenti e sulla loro colpevolezza ancora oggi vengono avanzati dubbi. Dubbi alimentati dalla relazione scientifica dei Ris di Parma nella quale, tra l’altro, si legge che sulla scena del delitto “i profili genetici relativi alle vittime sono stati ottenuti unicamente da tracce e reperti acquisiti sulla scena del crimine, mentre i profili genetici relativi agli indagati sono stati ottenuti da oggetti e tracce acquisiti nel loro appartamento o nelle autovetture di loro proprietà”.
Insomma, vittime e carnefici non sarebbero entrati in contatto sul luogo del delitto.