“Sono state le ragazze a invitarci, hanno insistito perché salissimo a casa”. Si difende così il secondo e più giovane carabiniere coinvolto nel presunto stupro a Firenze delle due studentesse americane. Il suo interrogatorio di ieri davanti al pm Ornella Galeotti e al procuratore aggiunto Rodrigo Merlo è durato tre ore.
Si chiama Pietro Costa, ha 32 anni ed è nato a Palermo. E’ lui che insieme al collega Marco Camuffo, nella notte del 6 settembre scorso, ha accompagnato a casa le due ragazze.

La loro posizione resta alquanto delicata. Oltre alla presunta violenza, avrebbero commesso molte violazioni e avrebbero fatto perdere le proprie tracce nell’ora successiva alla violenza.
Nell’avviso a comparire riportato notificato ieri dal procuratore militare Marco De Paolis e dal sostituto Antonella Masala, che contestano la violata consegna e il peculato, si legge:
“La gazzella rimane ferma sotto l’abitazione fino alle 3,13, almeno a guardare i video delle telecamere di sorveglianza che si trovano di fronte. Poi si allontana, ma nessuno è in grado di dire dove vadano Camuffo e Costa. Ufficialmente scompaiono per quasi un’ora perché nelle relazioni di servizio si parla genericamente di un posto di blocco effettuato alle 4 e fino al termine del servizio”.
Nel frattempo si attendono gli esami tossicologici effettuati sulle ragazze. Mancano, invece, quelli sulle divise dei due militari.
Come racconta Cristiana Mangani sul Messaggero: “Non ci sono, purtroppo, i risultati, né ci potranno essere, degli eventuali esami eseguiti sulle divise indossate dai due indagati. Perché quando si è pensato di sequestrarle, era ormai troppo tardi. Probabilmente la decisione di farlo è stata rinviata, perché lo stato delle ragazze, in un primo momento, faceva pensare a qualcosa di non reale”.