«Ti amo, In sogno, ti amo. In aria, ti amo. Se viene testa vuol dire che basta lasciamoci. Ti amo. Io sono, ti amo. In fondo un uomo. Che non ha freddo nel cuore e nel letto, comando io». Quando Umberto Tozzi ha dedicato questa canzone a quella che era la sua compagna, non poteva immaginare il dolore che avrebbe vissuto.
Nei giorni scorsi, infatti, è stata trovata senza vita nella sua casa di Udine Serafina Scialò, 63 anni, ex compagna del popolare cantante torinese dalla quale aveva avuto un figlio. La donna lavorava in un istituto cittadino come collaboratrice scolastica.
A lanciare l’allarme sarebbero stati i colleghi che, preoccupati per non averla vista rientrare al lavoro dopo le feste, hanno allertato i militari che, una volta arrivati alla casa della donna insieme ai vigili del fuoco, hanno aperto la porta dell’appartamento dove hanno purtroppo fatto la tragica scoperta.
Probabilmente un malore la causa della morte ma sarà l’indagine a stabilirlo con certezza. La donna e Umberto Tozzi stati sposati dal 1979 al 1984. La donna cantò insieme con lui in Tre buone ragioni. Dalla loro unione nacque, nel 1983, il primo figlio del cantautore, Nicola Armando Tozzi.
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I due non si erano lasciati bene. E il cantautore lo ha raccontato. «Ho perdonato Serafina per il male che ha fatto a me e a nostro figlio. Voglio solo precisare che non mi sono mai sposato con la Scialò. Avrei potuto mandarla in galera per i soldi di cui si è appropriata. A suo tempo le avevo firmato due assegni in bianco per pagare dei fornitori. Lei li mandò all’incasso: uno era di 100 milioni, l’altro di 350 milioni di lire. Il giudice […] era pronto a spedirla in galera con tre capi di imputazione fra cui truffa e appropriazione indebita. Ma anche se mi aveva lasciato sul lastrico io rinunciai all’azione penale: era la madre di mio figlio».
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Eppure lui amava veramente lei, al punto di dedicarle canzoni come Donna amante mia, Tu, Gloria, Ti amo, Stella Stai. Ad Aprile Umberto Tozzi tornerà in tour con Raf. Un vero a proprio viaggio tra due miti anni Ottanta.
Parlando di Serafina, il preside della sua scuola ha ricordato: «Era una donna mite, buona, forse un po’ schiva, ma molto benvoluta. Non la conoscevo personalmente, ma questo è quanto mi riferiscono quanti qui dentro hanno lavorato con lei». Resta ora da scoprire le cause effettive della morte. Ma nessuno pensa a un omicidio.
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