Cronaca Social

“Vedi Napoli e poi muori”, sai cosa significa questa frase?

“Vedi Napoli e poi muori” non è solo il titolo di un film di Riccardo Freda uscito ormai nel 1952. Si tratta di una frase molto celebre che pare essere stata pronunciata da un celeberrimo autore, saggista e scrittore, e forse anche da molti altri prima di lui.

Napoli. È lei la città protagonista che ha catturato l’immaginazione di poeti, scrittori, artisti e viaggiatori di ogni epoca. Questa grande città del Mezzogiorno d’Italia ha sempre affascinato grazie alla combinazione di storia, arte, cultura e tradizioni. Ma anche grazie al suo calore e alla sua bellezza, senza contare le bontà gastronomiche, gli eventi e le vedute di questa metropoli.

Il panorama è dominato senza dubbio dall’immagine maestosa del Vesuvio, che con il suo inconfondibile profilo è diventato il simbolo della città e, ovviamente, anche di tutto il Golfo di Napoli. Colori e profumi, suoni e rumori di una città vivace, oltre alla cordialità dei napoletani, hanno conquistato tra tutti. Non poteva sfuggire anche un autore di alcuni secoli fa, il tedesco Johann Wolfgang von Goethe.

“Vedi Napoli e poi muori”. Di sicuro abbiamo sentito o utilizzato questo aforisma, diventato diffusissimo. Un modo per rendere omaggio alla bellezza di Napoli ed esprimere il nostro stupore dopo averla visitata. Non tutti però conoscono la sua origine. Molti affermano che a pronunciare questo tributo a Napoli per primo sia stato proprio Goethe. In realtà però nei suoi appunti del 2 marzo 1787 Goethe riportò queste parole: “Della posizione della città e delle sue meraviglie tanto spesso descritte e decantate, non farò motto. ‘Vedi Napoli e poi muori!’ dicono qui”.

Quindi, il poeta avrebbe solo riportato un detto già noto e utilizzato tra i napoletani, un detto che avrebbe scritto nella sua lingua madre. Siehe Neapel und stirb. Ma perché i napoletani dicevano questa frase? Autori e cronisti del Settecento che raccontano la storia di Napoli, raccontamo della via Nilo, anticamente la strada degli Alessandrini. Questa strada era nota come “vico de li mpisi”, ovvero strada degli impiccati. Da qui passavano i condannati al patibolo, attraversando tutta la città fino al luogo dell’esecuzione.

I condannati erano obbligati a percorrere un itinerario prestabilito tra la folla, le strade e i palazzi della città. Insomma, vedevano Napoli e poi andavano a subire l’esecuzione della pena di morte. Ecco da dove deriverebbe la celebre frase che Goethe sentì spesso pronunciare ai napoletani durante il suo viaggio. Eppure, egli pensò bene di riportarla per indicare come Napoli fosse speciale e una “città da visitare prima di morire”.